Di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti

“Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria” (Mt 25,31). “Gesù di Nàzaret: essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse … a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio” (At 10,39-42).

Il racconto della Passione ci presenta tutto il tempo un Gesù giudicato. I processi contro di lui si moltiplicano: Anna, Caifa, Pilato. E non è finito. Il procuratore romano si è ritirato, la folla si è dispersa, il tribunale è rimasto deserto, ma il processo continua. Anche oggi Gesù di Nàzaret è al centro di un processo. Filosofi, storici, cineasti, semplici studenti di teologia: tutti si sentono autorizzati a giudicare la sua persona, le sue dottrine, la sua rivendicazione messianica, la sua Chiesa …

Ma ecco che le parole di Pietro appena ascoltate e le parole che Gesù stesso pronuncia davanti al Sinedrio sollevano d’improvviso un velo, lasciando intravedere una scena tutta diversa. “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64). Quale contrasto! Nella Passione, tutti seduti e lui in piedi, incatenato. In quel giorno, tutti in piedi e lui seduto alla destra di Dio. Ora gli uomini e la storia che giudicano il Cristo, allora il Cristo che giudica gli uomini e la storia. Da quando il Messia ha compiuto la salvezza immolandosi sulla Croce come Agnello, egli è diventato il Giudice universale. Egli “pesa” uomini e popoli. Davanti a lui si decide chi sta e chi cade. Non c’è appello. Egli è l’istanza suprema. Questa è la fede immutabile della Chiesa che nel Credo continua a proclamare: “E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti”.

In tanti millenni di vita sulla terra, l’uomo si è assuefatto a tutto; si è adattato a ogni clima, immunizzato dalle malattie. A una cosa non si è assuefatto mai: all’ingiustizia. Continua a sentirla come intollerabile. Questa fame di giustizia e di sincerità travaglia le viscere del pianeta e si traduce in eruzioni e convulsioni, come quei nodi e quegli ostacoli della natura che hanno dato origine alle catene montuose. Come abbiamo bisogno di misericordia, così abbiamo bisogno di giustizia.

Il saggio dell’Antico Testamento diceva: “Ho notato che sotto il sole al posto del diritto c’è l’iniquità e al posto della giustizia c’è l’iniquità”. Ma cosa concludeva quel saggio, ispirato da Dio? “Ho pensato dentro di me: il giusto e il malvagio Dio li giudicherà, perché c’è un tempo per ogni cosa e per ogni azione” (Qo 3,16-17).

(da: Il potere della Croce)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.