Di Berardino (Cgil): «Non si esce dalla crisi se non si crea lavoro»

Di Berardino (Cgil): «Stiamo chiedendo di dare avvio alla contrattazione d’anticipo per preparare il Giubileo anche dal punto di vista dell’impiego, che dovrà essere di qualità»

«Se non si ricostruisce il tessuto industriale, se non si crea lavoro, difficilmente si potrà uscire dalla crisi». Ad affermarlo è il segretario generale Cgil di Roma e del Lazio, Claudio Di Berardino, che in questa intervista, mentre sottolinea i molti problemi che ostacolano una vera ripresa, identifica gli spiragli che possono far sperare nel rilancio economico della regione. Reatino, 54 anni, moglie e due figli, Di Bernardino è pendolare con la Capitale, come tanti. «Il Giubileo – dice – rappresenta un’ulteriore occasione di incontro tra popoli, culture, esperienze». E tutto questo, aggiunge, «non potrà che favorire una ripresa economica».

Cos’è il Piano d’investimenti cosiddetto condiviso?

«L’iniziativa ricordata faceva seguito alla sottoscrizione del Patto sullo sviluppo e il lavoro tra Regione, organizzazioni sindacali e parti datoriali. E in quel Piano la reindustrializzazione del Lazio si iscriveva fra le priorità. Dall’esplodere della crisi nel 2009 abbiamo registrato una progressiva crescita della desertificazione industriale, si sono accentuate le distanze fra le province del Lazio e la Capitale d’Italia. Questo programma potrà dunque essere effettivamente realizzato se si sarà capaci di sviluppare in ogni territorio un lavoro sinergico fra organizzazioni sociali, parti datoriali e istituzioni locali, e se verranno presentati progetti da parte delle aziende, tenuto conto che già esistono due accordi di programma per le aree di Frosinone e Rieti che necessitano di essere attuati. Il malaffare e le lungaggini burocratiche potranno essere arginate se il pubblico saprà esercitare il proprio ruolo, ancorandolo al rispetto delle regole e assicurando una maggiore trasparenza. È la prima volta che la Regione Lazio si cimenta sul tema delle politiche industriali, si impegna a intervenire sul sistema industriale e produttivo. Ormai credo che tutti siano consapevoli del fatto che se non si ricostruisce il tessuto industriale, se non si crea lavoro, difficilmente si potrà uscire dalla crisi».

Il degrado delle periferie romane non ha nulla da invidiare a Scampia, dove è andato papa Francesco.

«Il recupero delle periferie e una migliore convivenza sociale si determinano se si crea lavoro e si è in grado di offrire ai giovani vere prospettive occupazionali. Dobbiamo fare in modo che le nuove forme contrattuali preservino i lavoratori dallo sfruttamento e da questo punto di vista non cogliamo alcuna positività nei provvedimenti contenuti nel Jobs Act. Continueremo le nostre iniziative, attraverso la contrattazione e la raccolta delle firme sugli appalti, e anche ridefinendo la nostra proposta sul nuovo Statuto dei lavoratori che deve essere capace di estendere i diritti e le tutele a tutti coloro che oggi ne sono sprovvisti».

Per il Giubileo giungeranno a Roma 25 milioni di pellegrini. È un’opportunità?

«Di certo il Giubileo rappresenta un’ulteriore occasione di incontro tra popoli, culture, esperienze. E tutto questo non potrà che favorire una ripresa economica, seppur temporanea, e lo sviluppo, a partire dal Comune di Roma. Come sindacato stiamo chiedendo di dare avvio alla contrattazione d’anticipo per preparare questo evento anche dal punto di vista del lavoro. Un lavoro che dovrà essere di qualità, nel rispetto delle normative e dei contratti. Parallelamente occorre garantire la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro».

La scuola laziale suscita gravi preoccupazioni.

«La questione centrale è se e quanto il Governo intenda puntare sulla scuola pubblica, l’università e la ricerca; se vogliamo davvero promuovere i nostri territori bisogna investire in innovazione, tecnologia e ricerca. Non è possibile che di fronte alle tante università e ai centri di ricerca presenti nel territorio manchino le condizioni politiche e amministrative per innescare un processo di questo tipo, processo che sia alla base anche di un nuovo modello di sviluppo».

Aumentano i poveri nei centri Caritas. La Chiesa ha messo sacerdoti con particolari carismi accanto ai lavoratori. Si può procedere insieme?

«Fermi restando l’autonomia e il ruolo di ognuno, credo che sui temi del lavoro e del contrasto alla povertà tutte le convergenze che è possibile realizzare siano le benvenute. Questo tipo di esperienze non possono che essere valutate positivamente».

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