Destro o mancino non fa differenza

Un recente studio mostra che la preferenza per l’uso della mano ha origine già nel feto

Sono ormai lontani i tempi in cui, se un bimbo in crescita manifestava la tendenza a preferire l’uso della mano sinistra nelle attività quotidiane, subito veniva “forzato” a recuperare la mano destra come prioritaria, interpretando la prima tendenza quasi come un difetto da correggere.
Per fortuna non è più così; essere destrimani o mancini non fa più alcuna differenza, grazie anche alle accresciute conoscenze scientifiche.
Ma da che cosa dipende questa “naturale” tendenza soggettiva? Finora, gli studiosi pensavano che la differenza fosse da ricercare nel tipo di sviluppo della corteccia cerebrale.
Un recente studio (pubblicato sulla rivista on line “eLife”), realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bochum, in Germania, sotto la guida di Sebastian Ocklenburg, ha invece messo in evidenza come la preferenza per l’uso della mano destra o sinistra abbia origine nella differenza di espressione genica – durante una specifica fase dello sviluppo fetale – dei neuroni del midollo spinale.
Fino a qualche anno fa, in effetti, l’ipotesi più accreditata dalla scienza indicava la radice della preferenza per la mano destra o per quella sinistra nelle differenze nei livelli di attività dei neuroni cerebrali. E’ infatti noto che i movimenti del braccio e della mano destra sono controllati dalle aree motorie dell’emisfero cerebrale sinistro, mentre, all’opposto, quelli della mano sinistra sono controllati da aree motorie dell’emisfero destro.
Si sapeva anche che l’asimmetria preferenziale per il movimento di una delle due mani può essere osservata nel feto precocemente, già dall’ottava settimana di gravidanza! Mentre dalla tredicesima settimana, è già possibile rilevare la preferenza del feto per succhiare il pollice destro o quello sinistro.
Il fatto è che, in quella fase di sviluppo, la corteccia motoria però non è ancora funzionalmente collegata al midollo spinale, il cui ruolo è far da tramite tra il cervello e le terminazioni nervose che stimolano i muscoli degli arti.
Questa evidenza ha suggerito ai ricercatori che fosse proprio il midollo spinale (ovvero, quella parte del sistema nervoso centrale che si sviluppa all’interno della colonna vertebrale) a rivestire un ruolo di primo piano nella determinazione della preferenza destra o mancina.
Così, Sebastian Ocklenburg e i suoi colleghi hanno pensato di controllare i livelli di espressione genica nei neuroni del midollo spinale di cinque feti umani, tra l’ottava e la dodicesima settimana di gravidanza. Il risultato ottenuto ha permesso di evidenziare una chiara differenza di espressione in quei segmenti del midollo che controllano i movimenti delle braccia e delle gambe.
E’ importante notare anche come queste asimmetrie di espressione dei geni legati allo sviluppo del sistema nervoso centrale siano risultate dipendenti da fenomeni “epigenetici”, vale a dire da cambiamenti che non incidono sulle sequenze di Dna del genoma, ma che agiscono invece alterando l’espressione dei geni e, di conseguenza, i tratti dell’organismo. I fattori responsabili di questi cambiamenti d’espressione genetica sono in genere tramandati da una generazione cellulare all’altra, pur senza divenire permanenti; quindi, possono essere cancellati o modificati da vari stimoli, anche ambientali.
Man mano che il feto si sviluppa, quando il midollo spinale e la corteccia motoria sono funzionalmente collegati, allora l’asimmetria di comportamento ormai stabilita finisce per riflettersi anche sulla corteccia motoria. Naturalmente, l’istaurarsi di una tale asimmetria è reso possibile dalla plasticità neuronale del cervello, ossia dalla capacità di alcune sue aree di svilupparsi proporzionalmente a quanto è utilizzata la funzione che esse controllano. Ciò significa che il precoce uso preferenziale di una mano piuttosto che dell’altra, una volta maturato lo sviluppo fetale, causa una dominanza anche delle aree cerebrali preposte al suo controllo.