Dalla Chiesa argentina un no senza sconti all’impianto per l’uranio

Il vescovo di Formosa (vicino alla frontiera col Paraguay), monsignor Jose Conejero: “Non è lecito ipotecare la vita e la salute delle generazioni future del popolo e nemmeno la sua ecologia, a beneficio di quel che riteniamo un supposto progresso”. La chiesa locale accusata di essere la responsabile degli scontri e di “provocare con le sue critiche contrasti e divisioni nella società”.

Mentre si attende con grande interesse l’annunciata enciclica papale sul rispetto della natura e della creazione e si chiede che Papa Francesco venga chiamato “Il Papa ecologico”, nella provincia argentina di Formosa si è scatenata una forte polemica sull’insediamento di uno stabilimento per l’uranio, nel timore della possibile contaminazione che ne potrebbe derivare. Sia la Chiesa cattolica sia i circoli ambientalisti locali e perfino alcuni parlamentari del Paraguay hanno reagito con forza contro il progetto portato avanti dal governo di Gildo Insfran, partecipando attivamente al dibattito pubblico insorto negli ultimi giorni.

Non ipotecare la vita.

È stato il vescovo di Formosa, monsignor Jose Conejero, a presentare un documento intitolato “La vita in abbondanza” che è stato letto dal religioso Adolfo Canesin nel corso di un’assemblea pubblica organizzata nella città di Formosa e poi dallo stesso vescovo durante la messa in onore della Madonna del Carmine, patrona della provincia. “Non è lecito ipotecare la vita e la salute delle generazioni future del popolo di Formosa e nemmeno la sua ecologia a beneficio di quel che riteniamo un supposto progresso”, afferma mons. Conejero nel suo comunicato. “Con tante opere incompiute nella nostra Provincia, ci domandiamo il perché questa di iniziativa proprio adesso”, aggiunge il presule nel documento, esprimendo dubbi sulla prospettiva che un simile progetto possa essere considerato “al servizio vero dell’uomo, del bene comune e dei poveri”. E prosegue: “la Chiesa incoraggia la speranza di un sano progresso con una buona qualità di vita, equa e socialmente inclusiva, puntando a una Formosa libera dall’energia nucleare, come peraltro viene proclamato nella Costituzione della Provincia e nella legge 1060 su Politica ecologica e ambientale ”, conclude il documento

Chiesa accusata di provocare contrasti.

La reazione del governo provinciale non si è fatta aspettare e la direttrice della Commissione nazionale dell’energia atomica (Cnea), Norma Boero, ha accusato la Chiesa di essere la responsabile degli scontri succedutisi e di “provocare con le sue critiche contrasti e divisioni nella società”. Il vescovo è stato poi accusato di avere trasformato la sua posizione in “una questione dogmatica”. “La società deve ascoltare gli scienziati e gli esperti in materia e non deve lasciarsi influenzare dai fantasmi della paura”, ha dichiarato Rolando Granada, insegnante del prestigioso Istituto Balseiro, aggiungendo che la posizione del vescovo Conejero è in totale contraddizione con la posizione ufficiale del Vaticano. Anche il deputato nazionale per Formosa , Carlos Donkin, del partito governativo Frente para la victoria, ha attaccato il documento del vescovo, dichiarando al quotidiano “El Comercial” di Formosa che “mescolare la scienza con una questione di fede sa di colpo molto basso, una posizione conservatrice che davvero non ci conviene in questo momento”. “Torneremmo davvero a tempi assai remoti”, ha concluso.

Una società statale. Di certo c’è che lo stabilimento per l’uranio sarebbe costruito a 16 chilometri dalla città di Formosa, vicino alla frontiera col Paraguay, dalla ditta Dioxitek: una società statale per azioni, che appartiene al 99% alla Cnea con l’ 1% riservato alla provincia di Mendoza e che è stata creata per garantire forniture di diossido di uranio alle centrali nucleari argentine di Embalse e Atucha. Ma lungi da scoraggiare i timori per la contaminazione ambientale, il solo nome della ditta Dioxitek li alimenta… Secondo quanto detto al quotidiano argentino “La Nacion” dal senatore radicale Luis Naidenoff (Ucr), contrario al progetto del governatore peronista di Formosa, lo stabilimento per l’uranio che Dioxitek aveva in provincia di Cordoba è stato chiuso e a partire da quel momento, hanno tentato d’installarlo in altre città e tutte si sono rifiutate, perfino San Rafael, nella provincia di Mendoza”. Tra gli argomenti di quanti difendono il progetto, che ancora dev’essere approvato dal parlamento, ci sono i supposti “vantaggi strategici che ne avrebbe Formosa, in vista delle possibilità di puntare sull’energia nucleare”. Si sostiene anche che si tratta di uno stabilimento chimico e non nucleare e si ribadisce che “porterà posti di lavoro per una provincia da molti anni isolata ed esclusa dallo sviluppo industriale”. Tra quelli che si oppongono al progetto, come detto, anche i senatori paraguaiani che sono stati poche settimane fa a Buenos Aires per portare una dichiarazione contro l’insediamento di uno stabilimento di uranio nella frontiera col Paraguay. Nel corso della loro visita, i parlamentari oltre a esprimere la loro preoccupazione per l’assenza d’informazioni sul progetto e il silenzio del ministero degli Esteri, hanno infatti presentato ai parlamentari argentini un documento firmato dai 45 senatori del Parlamento paraguaiano, all’unanimità, chiedono di non aprire questo stabilimento.

I conflitti ecologici. L’Argentina, che di conflitti per temi di ecologia ne sa non poco dopo la lunga vertenza diplomatica con l’Uruguay per la fabbrica di cellulosa Botnia costruita vicino alla città di Fray Bentos, dovrebbe essere molto cauta e andarci piano… Certo è che bisogna ascoltare il parere degli esperti e analizzare l’impatto ambientale in forma scientifica, ma non sbaglia la Chiesa di Formosa quando avverte sulla necessità di avviare progetti che servano in realtà a promuovere la qualità della vita di una delle popolazioni più povere dell’Argentina.