Da un anno all’altro: un po’ più maturi?

Eravamo dentro una tempesta con la percezione di andare alla deriva. Ci sentivamo inermi in balia delle onde dei processi mondiali: i movimenti imprevedibili della finanza globale, le strategie aggressive dei Paesi di nuova industrializzazione, la rivoluzione dei processi lavorativi, fino ai cambiamenti climatici.

Oggi non siamo fuori dalla burrasca e non conosciamo ancora le terre di approdo, ma abbiamo la sensazione di aver recuperato il controllo della barca.

Forse questa immagine offre una sintesi del 2012: spread, Imu, Ilva. L’anno è stato duro e intenso. Noi italiani abbiamo sperimentato sulla nostra carne, chi più, chi meno, il passaggio verso un nuovo mondo: ecco che significa nuovo millennio.

Ora abbiamo il compito d’imprimere una direzione al nostro viaggio, anche combattendo qualche sterile nostalgia del passato. Perciò, appare importante considerare alcuni punti critici e alcune risorse della nostra società, prestando attenzione alle persone.

Investire sulla famiglia. Denatalità e impoverimento sono due punti nevralgici che indicano le difficoltà.

Ci sono sempre meno bambini. I dati Istat 2012 ci dicono che abbiamo il tasso di fecondità più basso di Europa (1,4) e che le donne diventano mamme in media dopo i 30 anni (31,3). Se non invertiremo il trend, saremo sempre più un Paese vecchio. Cresce la disuguaglianza sociale tra le famiglie. Il rapporto annuale di Bankitalia indica la disparità nella distribuzione del patrimonio: “La metà più povera delle famiglie detiene il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco ha il 45,9%”. E dalle analisi Istat ricaviamo le condizioni dei più poveri: “Aumentano gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere nell’anno una settimana di ferie lontano da casa, che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione, che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro, o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni”.

Creare spazio per i giovani. L’ultimo annuario Istat ha evidenziato l’aumento degli occupati adulti, un effetto della riforma Fornero sulle pensioni. Però la disoccupazione e, ancor più grave, il tasso d’inattività dei giovani sono altissimi (rispettivamente intorno al 30% e al 20% circa). Nel mercato del lavoro italiano sembra che i giovani abbiamo difficoltà a trovare spazio, anche quando dimostrano di essere disponibili a lavorare con uno stipendio inadeguato (circa il 50%), in attività al di sotto del livello d’istruzione acquisito (45%), oppure in un campo completamente diverso rispetto al proprio percorso di studi (47%), come ha indicato una ricerca Ipsos-Istituto Toniolo.

Dalle analisi emergono poi alcune risorse importanti da tenere presenti in prospettiva.

Comunicazione e cultura. Entriamo in un’era “biomediatica”, sottolinea il Censis quando mostra la diffusione dei tablet e degli smartphone e l’ingresso nel web di oltre la metà degli italiani che frequentano i social media come Facebook (41.3%) o Youtube (38%). Inoltre si è invertito il trend della produzione libraria. Oltre 213 milioni di copie, indica l’Istat. Molto probabilmente lo sviluppo del Paese passerà anche di qui.

Facilitare la nuova mobilità delle imprese italiane che hanno mostrato di sapersi riposizionare durante un anno di crisi profonda puntando sull’internazionalizzazione, sulla green economy e sulla capacità d’investire su nuovi prodotti.

Emerge una nuova richiesta di partecipazione, l’ultima risorsa su ci puntare proviene da una nuova dinamica sociale. Dopo un anno di crescita del senso di antipolitica abbinata a una maggiore percezione della distanza tra cittadini e istituzioni politiche del Paese, oggi sembra nascere l’esigenza d’incidere sulle decisioni per prendere in mano il proprio destino.

Dopo il 2012 saremo diventati un po’ più maturi?