Crisi Ue: Bustaffa, “dibattere e imboccare la strada delle innovazioni istituzionali”

“Non sta finendo il tempo degli Stati nazionali quanto il tempo dell’assolutezza e dell’esclusività del loro potere. Non segnare il passo nel rispondere con lungimiranza alla sfida significa ridare respiro all’Unione europea, ai singoli Paesi europei e al resto del mondo”. Lo afferma Paolo Bustaffa, editorialista del Sir, in una nota sulla prospettive future del Vecchio Continente. Per Bustaffa è soprattutto dalla “fragilità politica dei singoli Paesi e delle istituzioni europee” che “nasce quello spaesamento europeo che si incupisce con la globalizzazione, il flusso ininterrotto di ‘stranieri’, l’eclissi della coscienza, la crisi culturale che è madre di tutte le crisi”. Ma per “quella ‘comunità di destino’ che sta per compiere sessant’anni”, non si “può dimenticare che il pensiero e il progetto della comunità europea sono nati non dalla forza ma dalla debolezza, non da un successo ma da un crollo”. E “di fronte alla debolezza e al crollo erano gli uomini della ‘solidarietà di fatto’”. È “a partire da una attualizzazione della idea di solidarietà che si concentra la riflessione sulla comunità di destino dove ‘ogni identità non esiste senza le relazioni che l’interconnettono alle altre identità e che la fanno crescere insieme ad esse’”, afferma Bustaffa citando Gianluca Bocchi in “L’Europa globale”. Si tratta di “un percorso arduo ma si possono scorgere nuove possibilità di cammino anche in situazioni apparentemente bloccate o, peggio, regressive come sono le attuali”, prosegue Bustaffa, per il quale “non si tratta di omologare poteri, autorità, istanze e identità bensì di trovare una strada di crescita e di equilibrio fra le loro tensioni e le loro integrazioni”. In sostanza, “si tratta, con senso di responsabilità di fronte alla storia, di dibattere e di imboccare la strada delle innovazioni istituzionali”.