Creatore di tutte le cose visibili e invisibili

Sono ben note e spesso ripetute le parole che Dostoevskij pone in bocca a uno dei suoi personaggi prediletti, nel suo libro “L’idiota”: “Il mondo sarà salvato dalla bellezza” e la domanda che segue immediatamente a tale affermazione: “Quale bellezza salverà il mondo?”. È chiaro per tutti che non ogni bellezza salverà il mondo; c’è una bellezza che può salvare il mondo e una bellezza che può perderlo. Il dramma è tutto qui.

“Dio – scrive P. Evdokimov – non è il solo a rivestirsi di Bellezza, il male lo imita e rende la bellezza profondamente ambigua … La bellezza esercita il suo fascino, converte l’anima umana al suo culto idolatra, usurpa il posto dell’Assoluto, con una strana e totale indifferenza verso il Bene e la Verità … Se la Verità è sempre bella, la bellezza non sempre è vera”.

Qual è la causa di questa ambiguità? Come mai siamo portati fuori strada proprio da quella luce che dovrebbe guidarci nel nostro cammino verso la felicità? Stando al racconto biblico, l’ambiguità della bellezza non fu solo l’effetto del peccato, ma anche la sua causa. Eva fu sedotta proprio dalla bellezza del frutto proibito, qualunque cosa esso significhi fuori metafora. Eva vide che il frutto era “gradevole agli occhi e desiderabile” (Gen 3,6). Era esteticamente bello. L’uomo non si staccherebbe da Dio, se non fosse attratto dalle creature. Dei due elementi costitutivi del peccato – aversio a Deo et conversio ad creaturas, abbandonare Dio e rivolgersi alle creature – il secondo precede psicologicamente il primo. Dunque esiste una causa più profonda, anteriore al peccato stesso. Infatti, l’ambiguità della bellezza affonda le sue radici nella natura stessa composita dell’uomo, fatto di un elemento materiale e di uno immateriale, di qualcosa che lo porta verso la molteplicità e di qualcosa che tende invece all’unità. Non c’è alcun bisogno di pensare (come hanno fatto gnostici, manichei e tanti altri) che i due elementi risalgano a due “creatori” rivali, uno buono che ha creato l’anima e uno cattivo che ha creato la materia e il corpo. È lo stesso Dio che ha creato l’uno e l’altro, le cose visibili e invisibili in unità profonda, sostanziale. Con l’esercizio concreto della sua libertà guidata dalla Parola di Dio, l’uomo decide in che direzione svilupparsi: se “in alto”, verso ciò che sta “sopra” di lui, o “in basso”, verso ciò che sta “sotto” di lui, se verso l’unità o verso la molteplicità. Creando l’uomo libero – scrive un filosofo del Rinascimento – è come se Dio gli dicesse: “Ti ho posto nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi ciò che vi è in esso. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nella cose superiori che sono divine”.

(da: Dalla Croce la perfetta letizia)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.