Con l’Acr una “casa” inclusiva di tutte le diversità

La pace è di casa”, lo slogan del Mese della pace proposto dall’Azione Cattolica, a indicare una “casa” inclusiva di tutte le diversità. Sul tema dell’integrazione e dell’accoglienza, in particolare delle persone straniere, la riflessione che ha orientato il cammino e l’impegno dei gruppi Acr reatini, fino alla giornata domenicale che ha raccolto insieme gli acierrini delle parrocchie S. Giovanni Battista, Regina Pacis, Vazia, Villa Reatina e vicaria del Centro Storico.

La “festa della pace” si è aperta col raduno dei fanciulli sotto gli archi del vescovado, da cui processionalmente ci si è recati sul sagrato della Cattedrale per il rito che ha dato inizio alla celebrazione eucaristica festiva, presieduta dall’assistente don Roberto D’Ammando. Dinanzi alla Porta Santa, la richiesta di perdono avvenuta simbolicamente con delle chiavi di cartone sulle quali erano scritte delle particolari declinazioni del tema della misericordia. Sulla base di esse, le invocazioni per chiedere la misericordia di Dio per poi aprire la porta e varcare l’ingresso. Le chiavi poi, all’offertorio, sono state appese a una casa posta sotto l’altare che simboleggiava appunto la casa comune in cui, grazie alla misericordia del Signore di cui ci si impegna a essere testimoni verso gli altri costruendo pace e armonia, tutti possono ritrovarsi uniti.

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Le attività sono poi proseguite per archi d’età: i 6-8 e 9-11 anni, radunati rispettivamente a Palazzo S. Rufo e dalle suore del Divino Amore, svolgevano dei giochi a carattere esperienziale sul tema dell’accoglienza e della condivisione delle diversità, mentre i più grandi si sono ritrovati nell’aula consiliare in municipio: qui, accolti dal sindaco Simone Petrangeli e dall’assessore alle Politiche sociali Stefania Marianantoni, hanno presentato il frutto dei lavori di gruppo dedicati a incontrare coetanei stranieri e riflettere sulla loro integrazione e sulla bellezza dell’incontro fra culture, etnie e tradizioni diverse, ribadendo – come significativamente espresso dal trovarsi nel luogo in cui si delibera la vita cittadina – il senso della cittadinanza che, anche al di là della legislazione ancora in fase di esame per permettere ai minori stranieri di diventare cittadini italiani pur senza lo ius sangunis, deve far sentire tutti i ragazzi membri a pieno titolo della nostra comunità.

Dopo il pranzo tutti insieme, il pomeriggio la colorata e festosa marcia della pace per le vie del centro: tra striscioni, bandierine e palloncine, i ragazzi hanno sfilato, insieme alle famiglie e alle rappresentanze delle comunità straniere intervenute, per concludere sotto gli archi del vescovado, dove a rivolgere il pensiero finale è stato il vescovo Domenico Pompili.