Come affrontare le malattie croniche? A Cittaducale l’incontro formativo

Sabato 10 ottobre alle 9 nella Basilica di Santa Maria del Popolo di Cittaducale, si terrà un importante incontro formativo promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute dal titolo “Come affrontare le malattie croniche?”. Una discussione dal punto di vista della Chiesa, dal punto di vista dei medici, dal punto di vista dei malati. Per orientarli ad affrontare la malattia cronica con lo spirito giusto. All’evento parteciperà anche il vescovo Domenico Pompili.

«Il sopraggiungere di una malattia cronica rappresenta un evento né scelto, né desiderato, che costituisce un disequilibrio esistenziale, una rottura che introduce l’incertezza. In questo senso il cambiamento è una specie di lutto, ossia la perdita di ciò che è consueto» spiega il dott. Luca Sabetta, Direttore Sanitario dello Studio Medico della Carità della Diocesi di Rieti.

«La malattia cronica – prosegue il medico – mette l’uomo di fronte ai limiti della propria esistenza. Il senso che si attribuisce alla vita è messo in discussione nel momento in cui l’individuo vede la malattia come minaccia alla realizzazione di propri progetti, all’adempimento di alcuni compiti e ruoli, al raggiungimento di obiettivi in ambito professionale, familiare, affettivo. Per accettare la malattia cronica occorre accogliere i propri limiti e andare oltre la domanda “perché proprio a me?”. C’è bisogno allora di ricercare in modo proattivo nuovi equilibri e adattamenti utili a mettere in campo le proprie risorse e potenzialità».

Le persone affette da patologie croniche hanno bisogno e diritto di essere aiutate, e sostenute per convivere positivamente con la cronicità: «a questo scopo – aggiunge Sabetta – dovrebbero poter contare sull’aiuto dei servizi sanitari e socio-assistenziali e sul sostegno di altre persone che, a titolo di volontariato e di solidarietà sociale, condividano i problemi della persona malata e della sua famiglia. Questo può avvenire più facilmente facendo prendere coscienza delle responsabilità reciproche, radicate nei comuni diritti e doveri di solidarietà. Si tratta cioè di investire sul piano culturale per allargare le responsabilizzazioni: dallo spazio familiare verso spazi più ampi di natura interpersonale e sociale. La Famiglia e la Società in tal senso, assumono un ruolo fondamentale nella ricerca di questa nuova identità. Entrambe infatti, hanno il dovere morale e civile, di aiutare il malato a superare questo momento di crisi esistenziale, programmando nuovi progetti e mantenendo la coesione a livello strutturale».

«Una maggiore informazione su tale argomento è per noi doverosa per vari motivi» spiega da parte sua il diacono Nazzareno Iacopini, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute. «Il primo è che queste malattie colpiscono soprattutto le persone con età maggiore di 40 anni, il secondo è che una maggiore conoscenza dell’argomento può cercare di sviluppare una maggiore sensibilità sul tema. Come Direttore della Pastorale della Salute ho sempre inteso sensibilizzare sul tema della malattia l’opinione pubblica: troppo spesso il malato è indicato come diverso e quindi isolato da una società sempre più consumistica. Più della malattia uccide la solitudine. Gli incontri organizzati dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute sono volti a creare una opinione pubblica più capace di capire e difendere gli ultimi ed i malati che ad isolarli».