Colombia: mons. Urbina Ortega (Villavicencio) nuovo presidente della conferenza episcopale

Mons. Oscar Urbina Ortega, arcivescovo metropolita di Villavicencio, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec) per il triennio 2017-2020. È stato eletto ieri dai vescovi colombiani riuniti a Bogotá per la CIII assemblea plenaria. Contestualmente è stato eletto anche il vicepresidente, mons. Ricardo Antonio Tobón Retrepo, arcivescovo metropolita di Medellín. Sia Villavicencio che Medellín saranno toccate dalla prossima visita del Papa.

Oscar Urbina Ortega è nato nel villaggio di El el Peñón, ad Arboledas (dipartimento di Norte de Santander) il 13 aprile 1947. Il 30 novembre 1973 è stato ordinato sacerdote a Bogotá. Dal 1978 al 1982 ha studiato e ottenuto la licenza in filosofia a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana; in data 8 marzo 1996 è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo titolare di Forconio e ausiliare dell’arcidiocesi di Bogotá; il 9 novembre 1999 è stato nominato vescovo di Cúcuta; il 30 novembre 2007, monsignor Urbina è stato nominato arcivescovo metropolita di Villavicencio da Benedetto XVI.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione mons. Urbina ha toccato vari punti, a partire dal cammino di pace e riconciliazione che sta affrontando il Paese: “Tutti stiamo lavorando in vari modi per la pace e, in particolare, siamo entrati in questa nuova fase del cammino: lavorare per la riconciliazione. Tutti noi colombiani abbiamo un cuore ferito e abbiamo bisogno di un lavoro di riconciliazione, che è un cammino di guarigione”. Ed ha poi aggiunto con riferimento al gruppo della guerriglia ancora attivo, l’Esercito di liberazione nazionale (Eln): “Speriamo che questo gruppo faccia il primo passo (è questo lo slogan dell’imminente visita papale, ndr) per cercare una soluzione attraverso il dialogo”.

Sulla visita del Papa, prevista dal 6 al 10 settembre, il nuovo presidente della Cec ha specificato che a suo parere essa ha “due particolari significati. Il primo è pastorale. Il Papa viene per animare e rafforzare il lavoro che stiamo facendo. Però non possiamo dimenticare il significato per la vita della nazione” e, in particolare, “per questo processo di riconciliazione che si apre. La riconciliazione non è qualcosa di magico, ma chiede pedagogia, accompagnamento, cammini che si aprono, aiuti profondi”. Ha poi aggiunto: “La visita del Papa è per tutto il Paese, non solo per le città dove si recherà”.

Mons. Tobón, infine, ha offerto una riflessione sulle elezioni presidenziali del 2018, sottolineando la loro importanza e la necessità che esse portino una riflessione da parte di tutta la società e un dialogo.