Clima elettorale, il vescovo: «ritrovare gli interessi comuni prima delle legittime divisioni»

Durante l’omelia del Corpus Domini, mons Pompili non ha rinunciato a una piccola (ma significativa) “incursione” nella campagna elettorale. Forse perché il clima rovente dei pochi giorni rimasti prima del ballottaggio tra Simone Petrangeli e Antonio Cicchetti ha riportato alla luce quella che sembra essere una vera e propria frattura in seno alla città. La ferita si legge nell’escalation dei toni e dei modi della propaganda, sfociata in certi casi addirittura nelle intimidazioni e nelle minacce. Eccessi da condannare, ma che probabilmente verranno meno dopo il voto, anche se il risultato delle urne non spazzerà via lo scontento e la contrapposizione. Stati d’animo che di certo non aiutano la vita pubblica: prima ancora dei programmi amministrativi, la dimensione civile ha infatti bisogno di un terreno comune sul quale coltivare in modo sano anche il rapporto tra gli avversari politici.

«È legittimo, dal punto di vista democratico, dividersi tra due», ha infatti riconosciuto don Domenico, aggiungendo però che «è assolutamente prioritario stare sempre tutti dalla stessa parte quando si tratta di difendere gli interessi vitali di un territorio», poiché «il vincolo vero ed esigente per ciascuno è proprio quello di esprimere i bisogni della terra cui si appartiene». Un discorso che richiama alla mente temi decisivi come le infrastrutture, la valorizzazione delle acque o la messa a sistema del Terminillo. Progetti, bisogni e occasioni che sono sulla bocca di tutti, ma che forse ristagnano nell’incompiutezza per l’incapacità di sottrarre le azioni necessarie alla rivendicazione di parte.

E se questo vale per il secolo, ovviamente è ancora più vero per la Chiesa, «che è tanto più credibile ed efficace quanto più è capace di mostrarsi unita, coesa, orientata e convergente verso lo stesso scopo, che è l’annuncio del Vangelo».

Ma perché questo accada, perché il pane sia veramente di tutti e noi siamo finalmente un corpo unico e non dilaniato o, peggio, fatto di membra contrapposte, «è necessario tornare al pane che viene dal cielo, al pane che ci dona Gesù. È un pane singolare, che non si prende, ma si riceve; che non si conserva, ma si mangia; e questa è la strada che si deve percorrere insieme».