Cinque ecoreati: meglio tardi che mai

Inquinamento, disastro ambientale, impedimento dei controlli, omessa bonifica, traffico di materiale radioattivo: con il via libera definitivo del Senato (170 sì, 20 no e 21 astenuti) i crimini contro l’ambiente non sono più contravvenzioni ma diventano reati, precisamente cinque. I tempi di prescrizione raddoppiano e le pene possono arrivare a 15 anni di reclusione. Previste aggravanti in caso di associazione a delinquere di stampo mafioso. Introdotti meccanismi premiali (ravvedimento operoso, ripristino dello stato dei luoghi) che consentano di disincentivare il prolungamento delle condotte lesive e favorire la collaborazione con gli inquirenti.
Ci sono voluti 21 anni, gli ultimi due di “rimbalzi” tra Camera e Senato, ma la legge approvata il 19 maggio consentirà di contrastare l’illegalità in campo ambientale con strumenti più efficaci valutando e punendo i reati ambientali secondo una loro tipologia specifica e non per analogia con altri tipi di reati, a tutto vantaggio dell’integrità dell’ambiente e della salute dei cittadini. Un provvedimento doveroso. Anche se non potrà restituire la salute o la vita a chi ha pagato un prezzo troppo alto all’inquinamento prodotto da disastri ambientali spesso impuniti, o dovuto all’ignoranza, all’incuria e alla criminalità, non di rado mafiosa e in progressiva crescita, che senza alcun rispetto ha sfigurato interi territori del nostro Paese, la nuova legge renderà improbabile il ripetersi dello scandalo del blocco per decorrenza dei termini di processi per disastri ambientali come la strage da eternit o l’inquinamento di falde idriche provocato da discariche industriali fuori controllo.
Un duro colpo alla criminalità “ambientale”, in costante ascesa e con un profitto stimato in circa 15 miliardi di euro l’anno, che ha potuto farla franca contando fino ad oggi su una pressoché totale impunità. Questa strada la Francia, la Spagna, l’Austria e la Germania hanno cominciato a percorrerla già dal 2008. Il 19 maggio 2015 ci siamo arrivati anche noi, quasi alla vigilia dell’attesa enciclica di Papa Francesco dedicata ai temi ambientali. Coincidenza provvidenziale? Forse, e comunque meglio tardi che mai.