Comunità Emmanuel: anche il cinema aiuta contro le dipendenze

Con la sesta intervista agli operatori della Comunità Emmanuel iniziamo a scoprire i singoli laboratori. Inoltre, dopo educatori e volontari, vediamo quali sono le attività degli altri operatori

«Sono un operatore socio-sanitario, una figura di supporto che svolge attività per soddisfare alcuni bisogni degli utenti. Li seguo rilevando alcuni parametri sanitari, come la pressione, e controllando la corretta assunzione dei farmaci. Poi c’è l’attività di accompagnamento, ad esempio durante le visite specialistiche e per sbrigare pratiche burocratiche, sempre per sviluppare l’autonomia e il benessere dei ragazzi. Il mio ruolo è anche quello di tramite tra gli utenti e gli educatori nelle attività di laboratorio».

A parlare è Claudio Rosati, l’operatore della Comunità Emmanuel con il quale proseguiamo il nostro ciclo di approfondimenti sul mondo delle dipendenze patologiche: «Sono a disposizione dei ragazzi anche di notte e seguo gli utenti nelle loro necessità. Io e gli altri operatori siamo un po’ il punto di riferimento, ad esempio in caso di malattie».

Parlaci dei laboratori.
Abbiamo un cineforum, un laboratorio musicale, uno di panificazione. Io faccio il moderatore in questi momenti e in particolare nel cineforum. I film vengono scelti dai ragazzi. Durante la proiezione ci può essere qualche scena che tocca gli utenti, il cinema in fondo è uno strumento educativo e porta a emozionarsi. Per questo ci sono anche dei momenti di verifica e approfondimento, sia individuali che di gruppo. È anche un momento ludico, ovviamente, ma l’obbiettivo principale è educativo.

C’è bisogno di una particolare attitudine per svolgere questo lavoro?
Io ho sempre militato nel volontariato e nel sociale. Serve certo un’attitudine al senso del dovere. Questa esperienza in comunità mi dà la possibilità di realizzazione, di dare un po’ della mia vita a chi ha bisogno. Trasforma il lavoro in una doppia soddisfazione. Se ognuno di noi potesse dare un piccolo spazio del suo tempo ai bisognosi, le cose andrebbero meglio.

Quindi c’è una soddisfazione personale oltre che professionale.
Sì. Sono dirigente di comunità da diversi anni e ho fatto il corso da OSS per ampliare le mie competenze anche sul versante sanitario. Le stesse attività sono esperienze da cui imparare. Diamo molto, ma riceviamo anche molto dai ragazzi, dai loro vissuti e dalle loro storie. C’è una crescita reciproca.