Chiara Frugoni presenta il libro “Quale Francesco”

Domenica 2 ottobre, presso la Sala dei Cordari, la medievista Chiara Frugnoni presenta il volume “Quale Francesco. Il messaggio nascosto negli affreschi della Basilica superiore ad Assisi”. Un appuntamento compreso nell’Ottobre francescano reatino

Chiara Frugoni è la più grande medievista italiana. Accademica di varie università, editorialista di «La Repubblica», ha dedicato la vita a studiare san Francesco attraverso le immagini che ne hanno rappresentato le vicende biografiche e la leggenda.

Autrice di un corpus francescano unico, composto da saggi noti e tradotti in tutto il mondo, la studiosa presenterà a Rieti il suo volume “Quale Francesco”, pubblicato pochi mesi fa da Einaudi. L’appuntamento, compreso nelle iniziative dell’Ottobre francescano reatino, è in programma per domenica 2, alle ore 17, presso la Sala dei Cordari.

«Volevo scrivere un libro che in un certo senso concludesse i miei studi su Francesco» spiega l’autrice. «Quale Francesco” è un libro che si è sedimentato nel tempo, che ha chiesto tanto tempo per essere scritto». Riccamente illustrato, il lavoro ha a cuore il problema dell’appropriazione e della “normalizzazione” del messaggio dirompente del Poverello, un compito cui parteciparono anche le superfici affrescate della Basilica Superiore di Assisi: in qualche modo fu necessario “ammansire” il messaggio di Francesco, prendere una serie si contromisure in grado di disinnescare la forza, davvero incendiaria, del suo insegnamento.

Ma, spiega Frugoni, «il vero san Francesco è quello di Greccio, quello della montagna».

È quello che dà vita al primo presepe, chiedendo «all’amico Giovanni di preparare una grotta, del fieno, un bue e un asino. Però non qualcuno per fare la parte di Giuseppe, di Maria o del Bambino. Il bue e l’asino sono nei Vangeli apocrifi, non in quelli riconosciuti dalla Chiesa. Se si studia cosa rappresentavano il bue e l’asino nelle fonti medievali, si scopre che sono gli ebrei e i pagani (al tempo di Francesco i musulmani), che nel tempo sarebbero venuti a mangiare il fieno, cioè l’ostia, e si sarebbero convertiti».

Come a dire che per Francesco, «Greccio è la sconfessione della crociata: non è necessario andare in Terra Santa, in nome di Dio, e uccidere per toccare quei luoghi. Perché la Terra Santa è ovunque se uno ce l’ha nel cuore. Per questo Greccio è una nuova Betlemme».