Che vuoi che sia. Il film di Edoardo Leo sospeso tra leggerezza e profondità

La commedia all’italiana, che oggi tanto rimpiangiamo e che tanto lodiamo, in realtà, all’epoca, venne criticata e non troppo apprezzata dalla critica cinematografica. La si accusava, infatti, di essere troppo leggera, superficiale, banale, mentre, a posteriori, ci si è accorti che quella leggerezza era comunque legata ad un’analisi attenta e puntuale dell’Italia e dell’italiano di quegli anni. Non a caso, oggi, quei film sono il perfetto specchio per capire la nostra società dal boom economico in poi. Forse, anche oggi, stiamo compiendo lo stesso errore di giudizio di quelli che accusarono negli anni sessanta la commedia, quando ci affrettiamo a giudicare non proprio favorevolmente i film di alcuni giovani autori contemporanei che utilizzano il genere della commedia per realizzare le loro pellicole. Questa opinione, ad esempio, può essere valida per la filmografia di Edoardo Leo e in particolar modo per la sua ultima pellicola “Che vuoi che sia”?.

Romano, classe 1972, attore e regista, Leo ha realizzato fino ad ora quattro film, quattro commedie leggere, che hanno per protagonisti i giovani appartenenti a quella che viene definita la “generazione F”, ovvero la generazione fantasma, di cui Leo, anagraficamente fa parte. Si tratta cioè di quei giovani tra i trenta e i quaranta anni che si ritrovano a dover vivere in una società italiana in crisi, lavorativamente e sentimentalmente. Una generazione invisibile a tutti e piano piano anche a se stessa. Perché è abituata ai doveri senza diritti, a essere umiliata e sfruttata senza neanche la dignità di essere riconosciuta come vittima: eppure non ha alcuna voglia di esserlo – reagisce sempre, anche e soprattutto quando non ha le armi per farlo – ma nessuno le crede. Sono così i due protagonisti di “Che vuoi che sia”: Claudio e Anna, coppia di tardotrentenni condannati alla precarietà. Lei supplente di matematica col miraggio dell’assunzione in ruolo, lui ingegnere informatico ridotto a bonificare computer infestati da virus. Per finanziare un progetto innovativo Claudio crea un account di crowdfunding, ma gli utenti contribuiscono alla raccolta fondi in modo del tutto insufficiente. Una sera, Claudio e Anna si ubriacano e registrano in video una promessa: se riusciranno a raggiungere l’obiettivo del crowdfunding filmeranno una notte di sesso coniugale e la renderanno visibile a coloro che hanno dato il loro contributo.

Inaspettatamente, le offerte iniziano a fioccare e Claudio e Anna dovranno prendere una decisione con tutte le conseguenze del caso. La pellicola, dunque, oltre a toccare il tema della “generazione F”, come abbiamo detto, affronta anche un altro grande problema della contemporaneità: i social network e il loro potere smisurato, con tutto il bene e male che questo determina nelle nove modalità di interazione, di socializzazione, di modi di pensare, di comportamenti e di educazione ai “sentimenti”. Il problema è che, a volte, ci pare che Leo si confronti con questi argomenti in maniera troppo superficiale, che i temi siano semplicemente accennati e non sviluppati, e che rimangano un po’ “vuoti” di significato. Ma, come si diceva prima, è forse un errore di giudizio, come è successo per la commedia all’italiana, perché per quelle pellicole come per quelle odierne di Leo e di altri registi c’è bisogno della “sedimentazione” del tempo che ci permetta di dire, a posteriori, se, invece, c’era una capacità di indagare i propri tempi e di “fissarla” sullo schermo.