Ceta: pro e contro l’accordo commerciale tra Ue e Canada

Il Parlamento europeo ha votato ad ampia maggioranza il Comprehensive economic and trade agreement, che, facendo cadere le barriere doganali, dovrebbe portare reciproci vantaggi sul piano commerciale ed economico. Ma si infittiscono i dubbi sulla tutela delle tipicità italiane ed europee e sulla protezione di consumatori e imprese

Un “accordo commerciale che porta reciproci e concreti vantaggi” oppure un “regalo alle multinazionali”? Un “esempio di collaborazione internazionale in epoca di ritorno dei protezionismi” o “un nuovo pericolo per la nostra economia e per l’ambiente”? Sul Ceta (Comprehensive economic and trade agreement), accordo tra Unione europea e Canada volto a favorire l’import-export, la politica si è divisa, le piazze hanno protestato, gli esperti si sono accapigliati, le organizzazioni produttive hanno fornito valutazioni diametralmente opposte. Così alla luce del voto con il quale il 15 febbraio il Parlamento europeo ha dato il via libera, ad ampia maggioranza, al Ceta, resta difficile comprendere se esso porterà vantaggi ai popoli dell’Ue e del grande Paese nord americano o se produrrà solo gravi scompensi nei rispettivi sistemi economici.
Justin Trudeau, premier canadese, è giunto appositamente a Strasburgo per una operazione politica e di marketing, cercando di convincere i deputati e l’Europa della bontà dell’accordo commerciale. Intervenendo in emiciclo, ha spaziato dalla condivisione dei valori tra Europa e Canada alla necessità di un commercio, e di un’economia, “liberi, equi, sostenibili”. “Sono sicuro – ha affermato Trudeau, che pure non ha nascosto né sottovalutato le preoccupazioni diffuse tra cittadini di ambo le sponde dell’Atlantico – che con questa collaborazione rafforzata otterremo vantaggi concreti per i nostri popoli”. A ruota il presidente dell’Europarlamento, l’italiano Antonio Tajani, che ha espresso gli stessi concetti: “Il Ceta non è un accordo per aiutare le multinazionali, ma per favorire i nostri concittadini, le piccole e medie imprese e per proteggere i nostri prodotti tipici”.

In sostanza Ceta eliminerà i dazi sulla maggior parte dei beni e dei servizi. Il Canada aprirà il mercato degli appalti pubblici federali e municipali alle imprese europee. I fornitori europei di servizi quali il trasporto marittimo, le telecomunicazioni, l’ingegneria, i servizi ambientali avranno accesso al mercato canadese. Durante i negoziati, l’Ue ha pretesa la protezione di 143 indicazioni geografiche Ue per cibi e bevande venduti sul mercato canadese (ad esempio il prosciutto di Parma, il formaggio francese Roquefort, l’aceto balsamico di Modena). L’accordo invece non rimuoverà le barriere doganali per i servizi pubblici, i servizi audiovisivi e di trasporto e per alcuni prodotti agricoli, come ad esempio i prodotti lattiero-caseari, il pollame e le uova.

Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha voluto sottolineare i rischi derivanti dall’accordo, che ha definito “un grande regalo alle lobby industriali che nell’alimentare puntano all’omologazione e al livellamento verso il basso della qualità”. “Nei trattati – ha puntualizzato, riferendosi a un aspetto dell’accordo – va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori”. Solo “per fare un esempio, i produttori canadesi – ha puntualizzato Moncalvo – potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale”.

Ora l’accordo entra in vigore provvisoriamente, in attesa di avere la definitiva ratifica dei parlamenti di tutti gli Stati Ue. Ma le perplessità e i timori permangono, anche perché nella ridda di voci e di numeri che hanno accompagnato il passaggio parlamentare, le cifre fornite dai detrattori e dai sostenitori del Ceta non combaciavano affatto. Numeri in libertà, dai pro e dai contro, che lasciano sul terreno indeterminatezza e domande aperte.