Carlo Manziana. Un legame saldo nel tempo

Nell’oratorio della Pace Montini incontrò, tra gli altri, Bevilacqua, Caresana, Marcolini e Manziana.

A Crema ancora ricordano la celebre omelia dal titolo “Il segreto della Cattedrale” che l’allora arcivescovo di Milano, Montini, pronunciò il 26 aprile del 1959 in occasione dei restauri della “casa” dei cremaschi: “La cattedrale è come la ‘città posta sul monte’, di cui parla il Vangelo. La sua stessa mole tende a questa sublime evidenza. E non solo evidenza esteriore ed architettonica, ma evidenza spirituale. Essa proclama il posto dovuto alla religione. Qui la Cattedrale mostra l’unità di pensiero e l’unità spirituale del popolo, con cui la cristianità medioevale diede forma e coscienza a se stessa. Anche questa eredità non è disprezzabile. Il mondo tende all’unità, in tanti suoi campi temporali; e la Chiesa, nel campo suo proprio, già la possiede e agli altri, stimolo ed esempio ed aiuto, la offre. La Cattedrale è l’espressione spirituale e sociale dell’unità del popolo credente; è un faro ancora luminoso per i tempi che attraversiamo; è un edificio moderno; o meglio, quasi un cardine fisso, che non è turbato dal fluire dei tempi”. Ma il legame di Montini con Crema si fece ancora più saldo quando nel dicembre del 1963 nominò vescovo l’amico padre Carlo Manziana (1902-1997), conosciuto anche questo, insieme a Bevilacqua, all’oratorio della Pace.

Cresciuto a Brescia nella stretta relazione che la sua famiglia aveva con i padri Filippini della “Pace”, Giovanni Battista Montini testimoniò il suo amore per l’Oratorio nell’amicizia costantemente coltivata con eccezionali figure della Congregazione bresciana: P. Giulio Bevilacqua da lui creato Cardinale nel 1965; padre Ottorino Marcolini, a cui affidò, tra gli altri segni di considerazione, la costruzione del quartiere di Acilia, per i baraccati della periferia romana, in occasione dell’Anno Santo 1975; padre Carlo Manziana, nominato Vescovo di Crema, al quale Paolo VI indirizzò sempre parole affettuosissime ed espressioni di grande stima. Fu intenso e filialmente devoto il rapporto di Giovanni Battista Montini-Paolo VI soprattutto con padre Paolo Caresana che fu confessore di Giovanni Battista Montini e suo maestro spirituale fin dagli anni della giovinezza. Mons. Manziana è stato amico fraterno nello stesso tempo di Paolo VI, Papa da qualche mese, e di Franco Costa, il vescovo di Crema chiamato a Roma come assistente centrale dell’Azione Cattolica; è legato a Giovanni Battista Montini da fraterna amicizia che risale alla giovinezza ed affonda in rapporti familiari stretti, dentro il fecondo e vivace ambiente cattolico bresciano della prima metà del ‘900. È inoltre legato a Costa in quanto assistente diocesano della Fuci, di cui Costa è negli stessi anni assistente nazionale.

Quando Manziana giunge a Crema, su forte sollecitazione dei due amici, ha alle spalle una lunga esperienza umana ed ecclesiale, il cui spessore emerge immediatamente. Cresciuto in un ambiente in cui fede convinta, riflessione culturale attenta ed operosità sociale facevano tutt’uno, dopo avere interrotto gli studi di lettere ed in seguito di filosofia decide di farsi prete nella famiglia dei Filippini all’Oratorio della Pace di Brescia. Qui inizia un lungo tirocinio che lo vede impegnato soprattutto tra i giovani, come guida spirituale e culturale. Passaggio cruciale è l’internamento nel campo di concentramento di Dachau, a causa della sua attività antifascista con i giovani, tra il gennaio 1944 e la primavera 1945.

Gli anni successivi sono ancora dedicati soprattutto all’insegnamento della religione al liceo classico statale e all’assistenza degli universitari cattolici. Nell’oratorio della Pace, insieme a figure di primo piano come padre Giulio Bevilacqua e padre Caresana e sempre in contatto con l’amico Montini che a Roma assume ruoli sempre più delicati ed importanti dentro la chiesa, Manziana respira un clima di apertura, soprattutto nei campi della liturgia e dell’ecumenismo, due aspetti che poi saranno centrali nel suo ministero cremasco. Lo stile umano e sacerdotale di Manziana è inconfondibile e si rivela immediatamente ai cremaschi: molto esigente con se stesso, pur disponendo per eredità famigliare di cospicue risorse economiche vive una vita molto sobria. Pur avanti con l’età, la sua attività a Crema è frenetica; da essa traspare una grande spiritualità, un forte rigore morale e una solida preparazione culturale e teologica. Nei rapporti personali è deciso ma anche delicato: si infiamma ma sa chiedere scusa per gli eccessi del temperamento. Le difficile esperienze vissute lo portano spesso a ripetere: “Le idee valgono per quello che costano, e non per quello che rendono”.

Luigi Zameli