Bersani a «Avvenire»: in un’ora non si fa il futuro del Paese

“La ripresa ci sarà e sarà squilibrata. Oggi le periferie, con una politica della sola comunicazione, le senti solo quando esplodono. Ma, come dice il Papa, la periferia dovrebbe arrivare prima. La cultura cattolico democratica ha dato un grande contributo alla nostra democrazia. L’elezione di Mattarella lo certifica. Ma è in corso un processo di fondo che si sta accelerando e che mette in discussione le forme della nostra democrazia. Di questo è ora di discutere”. Lo afferma, in un’intervista ad Avvenire, Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd. “Stiamo entrando – prosegue Bersani – in una democrazia ipermaggioritaria, con una leadership comunicativa, partiti liquidi, dove il partito è più uno spazio politico che un soggetto politico e la cancellazione dei corpi intermedi. Ma dove si sono sviluppate queste democrazie, la finanza ha prevalso sull’economia reale. Noi, senza discussione alcuna, stiamo andando verso l’asse Thatcher-Blair. Io preferisco quello Schroeder-Merkel. In Germania c’è pluralismo politico, c’è leadership competente, ci sono partiti strutturati, ci sono corpi intermedi forti e c’è una grande manifattura”. Nell’intervista Bersani ha anche anticipato che oggi non parteciperà all’incontro convocato dal premier Matteo Renzi.

Sulla Rai Bersani ha detto: “Parliamo delle torri? Sia chiaro che non ce l’ho con Berlusconi. Ma tutti vedono che siamo in un duopolio televisivo con i due polisti legati alla politica. Dobbiamo avere un operatore indipendente”. Perciò, si aspetta che “Antitrust e Agcom dicano che serve un operatore indipendente. Non necessariamente pubblico”. Per l’ex segretario del Pd, poi, “l’Italicum va cambiato. Produce una Camera di nominati. Non sta in piedi. Il combinato disposto tra norme costituzionali e legge elettorale rompe l’equilibrio democratico. Se è deciso che la riforma della Costituzione non si può modificare, io non accetterò mai di votare questa legge elettorale senza modifiche”. Infatti, “prima viene l’equilibrio democratico. Questo combinato disposto non lo voterò mai”. E sul Jobs act: “Ci sono luci e ombre. Si è persa un’occasione storica di fare un’operazione di decentramento e partecipazione alla tedesca”. “Quando sui licenziamenti disciplinari – chiarisce – scrivi testualmente ‘resta ferma l’estraneità di ogni valutazione sulla sproporzione del licenziamento’, stai dicendo che in teoria un lavoratore può essere licenziato tanto se arriva 5 minuti in ritardo quanto se dà un pugno a un caporeparto”, ma “non puoi nello stesso mese fare la legge sull’evasione ‘proporzionata’ e non fare lo stesso per il licenziamento. Penso sia fuori dall’ordinamento costituzionale”.