La bellezza dell’arte e il conforto che manca nel dolore

Non sarà la bellezza, ma la nostra capacità (per Grazia) di entrare in empatia col dolore dell’umanità a salvare il mondo.

Il mosaico al centro della facciata del Duomo di Spoleto abbacina lo sguardo nel fulgore dorato che si staglia sull’azzurro del cielo. Il tempo di volgersi alla contemplazione e il pianto inconsolabile di un bimbo turista rompe d’un tratto quell’incanto.
Davvero “la bellezza salverà il mondo”, secondo il forse abusato adagio del grande Dostoevskij? L’ho sempre pensato e ancora lo penso, eppure il contrasto fra lo spettacolo d’arte e quei vagiti che squarciano la piazza intonsa mi inducono a rivisitare questa verità alta e difficile.
È balsamica per lo sguardo e per l’anima la visione dell’incomparabile paesaggio d’arte e natura in perfetto equilibrio che in mille modi sa offrire il cuore verde dell’Umbria. Pur se ripetutamente ferito dall’Orco Terremoto che ha graffiato ogni muro e poco lontano ha seminato distruzione, questo lembo di terra sa ancora offrire al visitatore manciate di pace.
Qui dove la terra ha tremato con violenza e le case, con superba umiltà, mostrano i segni dell’uomo che si oppone ostinato alla forza della natura… Proprio qui la bellezza interpella la coscienza non assopita.
Cattedrali e conventi, basiliche e santuari, rocche e castelli, vicoli e piazze, borghi segreti e scenari da incanto. Eppure che senso può avere tutto questo per il cuore di una madre e di un padre che trepidano davanti all’incubatrice di un neonato, o al capezzale di un figlio gravemente malato? Sotto le bombe di Aleppo o in acque gelide al largo di Lampedusa? Ma anche dove non vi è il dramma, ma forse solo l’accidia, l’apatia, il non senso, la paura di vivere.
Ammiro il quadro pregevole di quell’angelo custode dipinto con devozione qualche secolo fa, ma quanto potrà far sentire protetto quell’icona lontana il turista che passa distratto o provato da un profondo dolore?
Da una insospettabile scambio durante una pausa affiora la domanda di sempre e mi rimbomba con un’eco pesante come quello di questa piazza: Unde malum?! Da dove il male?! “Non riesco a credere in un Dio che permette il dolore innocente come quello di un bambino!” Quale straccio di testimonianza provare a offrire nello spazio di quel dialogo fortuito? La mente va subito ai miei figli, quelli che chi mi parla non ha. Penso a Giobbe e al suo dramma: e se venissi colpito nelle viscere, negli affetti più cari, carne della mia carne, cosa più mi significherebbe quel rosone che ora ammiro con placida e dotta saccenza di chi non ha altri pensieri, almeno non più ingombranti?!
Fisso il crocifisso in fondo a quella navata che per poco è stata chiesa dalle porte aperte anche per chi non ci sarebbe entrato di proposito. Fisso quel crocifisso e so dentro di me che la risposta è tutta custodita in quel Dio-uomo e nel suo amore che, sulla croce, ha vinto la morte per sempre. Lo credo, ma mai abbastanza; lo credo, ma non posso o non so dirlo, sarebbero parole che risuonerebbero a vuoto. Affido tutto ad un istante di silenzio che pare infinito, ed esco di nuovo al calore del sole, con una consapevolezza un poco nuova.
Davvero la bellezza salverà il mondo? No. La bellezza anche mozzafiato di luoghi e opere d’arte, doni del Creatore e capolavori dei suoi collaboratori, non basta! Solo Uno salva e noi non possiamo che cercare di essere specchio il meno appannato possibile della sua redenzione; per tutti, anche per i tanti che non hanno occhi ed orecchie per accorgersene. Non sarà la bellezza, ma la nostra capacità (per Grazia) di entrare in empatia col dolore dell’umanità a salvare il mondo. Ogni piccolo passo di condivisione, ogni sospiro che ci accomuna e lega anche a distanze abissali, ogni sollievo come un bicchiere d’acqua donato, ogni sorriso gratuito, ogni parola detta e ascoltata con amore, questo sarà riconosciuto infinito alla fine dei tempi.
E forse ci troveremo insieme a tanti che abbiamo pensato di perdere per strada, a tanti che hanno pensato loro per primi di non essere invitati. “O forse non ci troveremo mai”, superati da insospettabili cercatori di un senso.
Sì, è la bellezza dell’amore che salverà il mondo.