“Baratto amministrativo”: il Comune di Rieti che ne dice?

Io ti do quattro chili di mele colte dal mio albero e tu, ciabattino, mi aggiusti un paio di scarpe rotte. Oppure: io pulisco le scale del condominio da qui a Natale, e gli altri inquilini mi permettono di lasciare l’auto in cortile. Si chiama baratto, probabilmente lo hanno inventato i primi Sapiens e funziona come scambio alla pari, con reciproco vantaggio. Si tratta solo di trovare un punto di incontro: nella storia lo hanno utilizzato i Sumeri, i Visigoti fino ai più recenti esperimenti di “do ut des” che entrano nel campo dell’informatica, delle transazioni finanziarie, della condivisione dell’autovettura.

Ma da qualche mese esiste il “baratto amministrativo”, introdotto dal decreto “Sblocca Italia”. La legge 164/2014 prevede che le Amministrazioni civiche possano accordarsi con i cittadini per sostituire il mancato pagamento delle tasse comunali con servizi alternativi resi alla comunità.

In pratica chi non riesce a pagare l’affitto della casa comunale, oppure la Tasi o l’Imu, chiede al Municipio di barattare la morosità con la pulizia delle strade, lo sfalcio del verde pubblico, la ritinteggiatura di qualche stabile colorato dai writers.

Ne abbiamo già parlato, e qualcuno ha rilanciato il tema, ma ci piace tornare sull’argomento, dopo aver visto in questi torridi pomeriggi di metà luglio, l’Associazione Volontari per Forza accogliere un gruppo di giovani per dedicarsi alla pulizia di Campoloniano. Un movimento positivo che non è sfuggito all’assessore competente. Alessandro Mezzetti ha infatti ringraziato pubblicamente i cittadini per quanto fanno, ogni giorno, in favore della collettività. Non è un aiuto da poco, considerando la mole di lavoro inevaso nel settore.

Ma allora, visto che adesso esiste anche la possibilità tecnica, perché non incentivare questo atteggiamento? Gli esempi da copiare, oramai non mancano. Potremmo guardare a Invorio, piccolo centro del Novarese: ha avviato l’operazione prima definendo e approvando uno specifico regolamento comunale, poi accogliendo la richiesta di un cittadino e valutando la proposta di un secondo residente.

Il “baratto amministrativo” è naturalmente legato al rapporto tra Comune e contribuente e passa attraverso l’analisi dell’Isee e della situazione reddituale e patrimoniale del richiedente. Ovvero: i furbi son pregati di astenersi. Altro punto delicato è che il baratto non vada a schiacciare i piedi al lavoro dei netturbini o della cooperativa che ha vinto l’appalto per la cura del verde pubblico, per evitare spiacevoli “conflitti d’interesse”.

Ma sistemati tutti i dettagli, va riconosciuto che il “baratto amministrativo” è una risposta sensata a certi problemi, una maniera civile di far incontrare il “palazzo” con chi, a causa di problemi familiari o lavorativi, non è oggettivamente in grado di far fronte ai propri doveri verso il fisco. Ed è anche una risposta alternativa a certi spiacevoli contenziosi tra Ente locale e cittadini: il Comune incassa servizi anziché euro, e le persone vengono tutelate nella loro dignità. Che, in qualche caso, è ciò che resta di più prezioso da salvaguardare.

Il Comune di Rieti che ne dice?

3 thoughts on ““Baratto amministrativo”: il Comune di Rieti che ne dice?”

  1. Paola Cuzzocrea - Rieti Virtuosa

    Ringraziamo David Fabrizi per aver riproposto il tema del “baratto amministrativo” che avevamo lanciato come Movimento civico Rieti Virtuosa qualche tempo fa, raccogliendo anche l’interesse di alcuni consiglieri comunali oltre che di tanti cittadini che ci hanno scritto trovando la proposta interessante e praticabile. A questo punto anche noi rilanciamo la proposta al sindaco Petrangeli, all’intero consiglio comunale e alla giunta del capoluogo, rendendoci disponibili anche a redigere una bozza di regolamento, per agevolare il lavoro degli uffici e con la speranza di vedere questa proposta presto realtà per il bene dei cittadini.

  2. anna paola

    Condivido pienamente questa proposta che permetterebbe ad alcuni cittadini, in difficoltà, di poter essere utile alla città e non meno importante, anche a se stesso. Sentirsi parte di un tutto e partecipare alla vita comunitaria è un modo per essere ancora attivi e propositivi!

  3. carmen silipo

    Se in origine il baratto – pare – era LA forma degli scambi, prima che la moneta servisse a mediare scambi più complessi, in un rapporto a due, quale è quello fra contribuente e amministrazione locale, potrebbe avere una valenza pratica e simbolica.
    Pratica, perchè consentirebbe a cittadini in difficoltà di alleggerirsi del peso di un debito non sostenibile – tema molto attuale, mi dicono dalla Grecia – ed all’amministrazione di assolvere compiti di tutela dei beni pubblici, che sono nel suo mandato.
    Non ci sarebbe perdita di valore, perchè alla mancata entrata, corrisponderebbe una mancata uscita … senza perdere l’utilità connessa alla prestazione dei due servizi sottostanti (quello del comune al cittadino e del cittadino al comune).

    Ma mi sembra importante anche l’aspetto simbolico del baratto amministrativo.
    Di quale crisi si stà parlando?
    Non è il bisogno di lavoro a mancare, né la forza lavoro per farlo. Ciò che manca è il veicolo che ne favorisce l’incontro – purtroppo solo se profittevolmente.

    E, almeno dal mio punto di vista, il baratto amministrativo consente all’ente pubblico – cioé dei cittadini – di stabilire che il suo “profitto” è l’utilità generale, il benessere dei cittadini e la cura dei beni pubblici …

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