Azione Cattolica: Silvia Di Donna riconfermata alla presidenza

Il vescovo Pompili ha riconfermato per un ulteriore triennio Silvia Di Donna alla guida dell’Azione Cattolica. La quarantottenne parrocchiana di S. Lucia si appresta a vivere così il suo secondo mandato come presidente diocesana di quell’Ac reatina in cui lei è cresciuta sin da bambina, per rimanervi sempre legata, anche quando per lavoro si è dovuta spostare in altri luoghi in Italia e anche all’estero. Ora che svolge la professione di biologa nutrizionista, Silvia si divide tra Rieti e Roma e con sacrificio ma passione si dedica all’attività associativa nella piccola realtà reatina in cui monsignor Lucarelli l’ha nominata presidente nel 2014 e il suo successore ora, su indicazione del nuovo consiglio diocesano, l’ha riconfermata.

Nella lettera all’uopo indirizzatale, il vescovo esprime «l’apprezzamento per una realtà ecclesiale che fa dell’azione la sua cifra distintiva, insieme alla sua capacità di essere cattolica, cioè aperta a tutti e a qualsiasi dimensione dell’umano». A monsignor Domenico non sfugge la «fatica che l’Ac diocesana vive qui come altrove, specie in riferimento ad un calo numerico che va di pari passo con la crisi di appartenenza che è propria del nostro tempo», ma ciò «non toglie che la proposta educativa di cui vi fate interpreti resti valida e ancor più necessaria», grazie al suo offrire «un contributo determinante alla costruzione di comunità mature sotto il profilo della fede e all’animazione di una società che cerca punti di riferimento credibili».

Di qui il presule consegna all’Ac diocesana «tre priorità che stanno a cuore a questa Chiesa reatina». Primo, il compito di «investire sul mondo dei ragazzi e dei giovani che rischiano di essere sospinti da una certa atmosfera di rassegnazione a perdere la speranza e a chiudersi nel privato. L’Ac è esperienza in grado di rimettere in movimento energie fresche e originali che aiutano a scommettere sul presente, senza attardarsi a guardare all’indietro e senza sognare un futuro sempre di là da venire». Quindi, «scegliere la comunità cristiana diocesana che si articola nelle parrocchie, facendo lievitare la corresponsabilità che è molto di più rispetto alla semplice partecipazione», come credenti che «sentano la Chiesa non come un luogo di servizi, ma come un tempo di maturazione nella fede e di impegno nella costruzione della società umana».

Terza consegna: «generare laici, donne ed uomini, che vivono la fede come un di più che offre intelligenza e coraggio per affrontare le sfide di oggi a cominciare per noi dal terremoto per arrivare alla crisi economica, alla condizione degli immigrati e a quella degli anziani. Ciò che conta è che l’Ac sia dentro a dove la vita fluisce e non se ne stia inerte a guardare da lontano».