Dall’Austria felix alle frontiere chiuse. Paese al voto, i sondaggi premiano i nazionalisti e l’Europa è più lontana

Cittadini chiamati alle urne domenica 15 ottobre per rinnovare Nationalrat e Bundesrat. Partono favoriti i popolari del giovane leader Sebastian Kurz, che ha imposto al partito una virata a destra. Atteso il buon risultato degli antieuropeisti del FpÖ (Partito austriaco della libertà). Le realtà della chiesa cattolica, dalla Caritas all’Ac, esprimono preoccupazioni per la tenuta della solidarietà e richiamano i valori della vita, della famiglia, della cura dei poveri e la tutela dell’ambiente

Dopo una campagna elettorale aggressiva, condita di scandali telematici e di prese di posizione antieuropeiste e xenofobe, l’Austria domenica 15 ottobre sarà chiamata ad eleggere il nuovo Parlamento, composto dal Nationalrat, il Consiglio nazionale di 183 membri, e il Bundesrat, il Consiglio federale eletto dalle diete dei 9 Länder, composto da 62 delegati. Le elezioni sono anticipate rispetto alla naturale scadenza del 2018, dopo la crisi di governo dello scorso maggio che ha portato al crollo della Grosse Koalition composta da SpÖ (Partito socialdemocratico) del cancelliere uscente, Christian Kern, e ÖvP (Partito popolare austriaco) guidato dal 30enne ministro degli Esteri Sebastian Kurz, che ha materialmente portato il Paese alle elezioni.

Le forze in campo. Kurz in questi mesi ha smontato l’antica posizione di mediazione del Partito popolare dando una repentina svolta verso posizioni anti-europeiste e per la chiusura delle frontiere agli immigrati, avvicinandosi, in vista di un ipotetico accordo di governo, al FpÖ (Partito austriaco della libertà) che rappresenta la destra xenofoba e populista, oggi guidato da Heinz Christian Strache: conuna campagna elettorale di chiusura completa al dialogo con l’Europa sulle questioni della gestione delle quote dei richiedenti asilo e dei migrantie giocando sull’aumento dell’instabilità economica e dei disoccupati, il partito di Strache è dato quasi al 24% dalle ultime analisi dei sondaggisti. Lo stesso Kurz, per distaccarsi dall’apparato ufficiale del Partito popolare ha creato una lista ad personam, la Liste Sebastian Kurz – Die neue Volkspartei (Lista Sebastian Kurz – Il nuovo partito del popolo).

La campagna del fango. Kurz è attualmente accreditato del 33%, mentre i socialdemocratici del cancelliere Kern sono dati al 26%. Purtroppo per Kern, una grande mano d’aiuto al leader dei Popolari è arrivata dal suo stesso partito: un consulente pubblicitario, arrestato dalla polizia federale, ha ammesso di aver prodotto false pagine sui social network per screditare Kurz accusandolo di essere membro di un complotto economico ai danni dell’Austria e di essere un bugiardo. Ma anche Kurz è stato tirato dentro in quella che i media chiamano ormai “la campagna elettorale del fango”: un suo diretto assistente è indagato per aver offerto centomila euro a un membro della segreteria del cancelliere Kern per avere notizie scandalose e screditarlo. Ago della bilancia per un ipotetico governo di coalizione allargata potrebbero essere i Neo liberisti e i Verdi che però giungono al voto di domenica divisi.

La voce della Caritas. In questa situazione le elezioni anticipate, vissute con questo clima esacerbato, stanno chiamando i cattolici austriaci a scelte difficili. Numerose dichiarazioni, appelli continui al voto rispettoso dei valori cristiani, la richiesta di avere liste con candidati “immacolati” e non compromessi con scandali, e soprattutto l’invito concreto ad andare al voto, dimostrano che le organizzazioni della chiesa, i suoi mezzi di comunicazione, le comunità locali, partecipano attivamente al processo politico e chiedono al nuovo parlamento e ai candidati di lavorare per migliorare il futuro dell’Austria.“La dignità dell’uomo è indivisibile, e tutti dovrebbero essere guidati da questo principio nella campagna elettorale”,ha detto il presidente della Caritas austriaca, mons. Michael Landau, riferendosi alla durezza della campagna elettorale: “Le mani di chi semina lo sporco intorno a sé rimarranno sporche”. Almeno per gli ultimi giorni di campagna, Landau ha chiesto la coesione, il rispetto, l’onestà e “un minimo di decenza” come base per il confronto. “Mi aspetto questo da chi avrà la responsabilità della repubblica”.

Le preoccupazioni dell’Azione cattolica. Radio Klassik Stephansdom, l’importante emittente dell’arcidiocesi di Vienna, ha organizzato una serie di trasmissioni speciali nelle quali i candidati e i partiti vengono messi a confronto con i temi imprescindibili per i cattolici austriaci: confermare le tradizioni umanitarie dell’Austria; attenzione verso il sempre maggior numero di poveri e disagiati; solidarietà internazionale e rifiuto dello stretto nazionalismo populista; politiche di protezione per la famiglia e per la vita; ricerca di fonti energetiche sostenibili. Ma non è speranzosa la presidente della Azione cattolica austriaca (KaÖ), Gerda Schaffelhofer: “Forse abbiamo i politici che ci meritiamo”, ha detto.Perché “siamo davvero sorpresi che la politica sia sempre più conquistata dai populisti?”.Schaffelhofer chiede un profondo cambiamento di prospettiva nella politica, e queste elezioni sarebbero potute essere una svolta: “Che cosa ci vuole per realizzare un Paese che viva in modo equo e con umanità, e questa necessità della politica diventa evidente solo quando si va verso coloro che stanno ai margini della società. Se la politica non si occupa di chi, per qualsiasi motivo, è troppo debole ed ha bisogno di aiuto e protezione, ha smarrito il suo compito”.