Auguri nel deserto

Secondo alcuni il 2014 praticamente nasce morto, perché Rieti è giunta al capolinea. L’eredità del 2013 consisterebbe di una sorta di desolazione che la spinge sempre più nel baratro. Altri non sono pessimisti, ma il loro crudo realismo li porta a dire oramai è inutile nutrire speranze per un nuovo anno migliore.

Alla faccia degli auguri! La situazione è grave, ma queste chiacchiere sembrano proprio scontate. Ci vuole poco a fare l’elenco degli elementi del disastro, delle inefficienze, delle disoccupazioni. Ma che tristezza: per non vedere proprio tutto nero, questi ragionamenti di solito si concludono con il richiamo a una finta speranza, ad un senso della comunità tutto da venire,  ad un “si dovrebbe” vago, astratto e senza soggetto.

Possibile che in questo panorama grigio e monocorde non ci sia qualche positiva anomalia? Davvero Rieti è solo cassa integrazione e scoramento? Possibile che la città manchi completamente di persone capaci di organizzarsi positivamente, portare a casa risultati, dare vita a nuove prospettive?

Potremmo raccontare tante buone realtà, ma ne scegliamo solo una. È il compact disc di “Musica in Ospedale”. Ma come, direte voi. Qui la città va a rotoli e questo si mette a fare pubblicità ad un dischetto!

Beh, amici, non vogliamo certo dare consigli per gli acquisti. Ma provate ad ascoltarlo: c’è dentro una Rieti giovane e vera. È il segnale che i nostri ragazzi hanno delle cose da dire. Se ne hanno l’opportunità sono capaci di costruire, dare qualità, dispiegare un mondo interiore che potrebbe diventare concreto e produttivo.

Lo sappiamo anche noi che un dischetto non risolve nulla. Però racconta una nuova generazione che sembra dotata delle qualità necessarie per dare un futuro alla città. Ma è difficile accorgersi di questo potenziale e aiutarlo a crescere se si guarda solo al Palazzo e si continua a raccontare la città con un qualunquismo talmente stantio risultare quasi patologico.

«Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone» scriveva Italo Calvino ne “Le città invisibili”. E dallo scrittore traiamo il nostro augurio per il 2014: quello di «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo al deserto, non è deserto, e farlo durare e dargli spazio». Buon anno a tutti.