Antoniazzo, artista manager

La sua bottega fu una vera e propria azienda. Il successo della mostra romana

Nella prestigiosa sede espositiva di Palazzo Barberini, a Roma, è in corso una importante mostra a cura di Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi, dal titolo “Antoniazzo Romano pictor urbis”.

La mostra è la prima monografica su Antonio Aquili, detto Antoniazzo (1435/40-1508), artista versatile nella Roma del Quattrocento, il quale diede vita, grazie a una nutrita schiera di seguaci e lavoranti, a quella che si potrebbe definire un’azienda artistica ante litteram. I lavori per la bottega antoniazzesca andavano dai cantieri di pittura murale alle opere su tavola, grandi pale d’altare o dipinti per la devozione privata, agli apparati effimeri per feste e cerimonie fino alle scenografie teatrali.

L’esposizione si svolge attraverso un percorso che, dapprima inquadra l’ambiente artistico romano degli inizi del XV sec., presentando una serie di pitture su tavola di artisti legati ancora alla tradizione tardogotica, come Simone da Roma e Antonio da Viberbo. Si passa quindi alle prime opere del maestro che individuano uno stile attardato e appiattito ancora su moduli compositivi trecenteschi. Segue un’importante sezione dedicata alle immagini mariane, un tema più volte affrontato da Antoniazzo, come nella Madonna con il Bambino del Museo Diocesano di Velletri, opera considerata tra le più raffinate del maestro e interessante perché, oltre ad inserirsi nella produzione di altaroli e quadri da camera, “dal punto di vista iconografico presenta il tema della Madonna del davanzale… di origine fiorentina e che si rinsalda con l’uso soprattutto nelle botteghe degli scultori a cominciare dal Verrocchio”.

Di rilievo è la sezione dedicata alle realizzazioni ad affresco con testimonianze provenienti da varie chiese di Roma come Santa Maria sopra Minerva, Santa Caterina da Siena in Magnanapoli e il convento di Sant’Ambrogio della Massima.

Capolavoro del maestro è la tavola con l’Annunciazione e il cardinale Torquemada che presenta alla Vergine le fanciulle povere; in essa si ritrovano i caratteri tipici della sua pittura come la delicatezza dei volti e dei gesti dei personaggi femminili e il panneggio fluente degli abiti ma soprattutto, come ricorda Anna Cavallaro, “nonostante la persistenza di caratteri attardati come il fondo oro e la gerarchia proporzionale, la tavola mostra un aggiornamento sulla raffinata eleganza della pittura fiorentina di fine Quattrocento”. L’opera sotto il profilo storico ricorda la presenza nell’Urbe dei Papi, delle confraternite di assistenza e carità; in questo caso si tratta della confraternita dell’Annunziata ed il gesto della Vergine che dispensa la dote alle fanciulle rappresenta il “maritaggio”, uno dei compiti istituiti dal Cardinale Juan de Torquemada, celebre teologo domenicano e fondatore della confraternita.

L’elevata qualità pittorica della Natività con i Santi Andrea e Lorenzo della Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini, manifesta la completa maturazione dell’artista arricchita dai contatti e dalle collaborazioni con altri maestri come Melozzo da Forlì, Benozzo Gozzoli e Perugino. In questa tavola l’artista romano riesce a combinare modelli toscani prossimi al Ghirlandaio con elementi della cultura figurativa fiamminga. L’opera è protagonista di una storia “recente”, infatti durante la seconda guerra mondiale fu trafugata dai nazisti e fu solo grazie alle ricerche e al lavoro attento e appassionato di Rodolfo Siviero, che verrà recuperata.

La mostra inaugurata il 1 novembre 2013 ha fino ad ora registrato un grande successo di pubblico tanto da guadagnarsi una meritata proroga fino al 2 marzo 2014.