Anche i sindacati favorevoli alla costruzione di un nuovo ospedale: «meglio che “rattoppare” una struttura ideata negli anni ‘60»

Dopo il Comune di Rieti, anche il mondo sindacale dice la sua sull’incontro svolto la mattina del 3 aprile in Commissione sanità tra Comune di Rieti, Asl e le rappresentanze di Cgil, Cisl e Uil, che hanno apprezzato «la convocazione da parte del Comune di Rieti e la presenza della Dott.ssa D’Innocenzo, con i quali si è approcciato il primo incontro ricco di argomenti tra cui il (PUA) Punto Unico di Accesso a tutte le prestazioni socio-sanitarie per i cittadini, il registro dei tumori, i 76 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’ospedale».

Tra i molti i temi legati alla sanità reatina messi al centro della discussione con il presidente della commissione sanità Morena De Marco, il consigliere comunale con delega alla sanità Antonio Boncompagni e il Direttore Generale dott.ssa Marinella D’Innocenzo «necessitano, nel futuro, di nuovi incontri e di approfondimento», ma il giudizio delle organizzazioni sindacali è positivo e di apprezzamento.

Relativamente alle somme messe a disposizione per l’adeguamento sismico dell’ospedale, i sindacati hanno chiesto di concentrare le attenzioni delle istituzioni sulla «costruzione di un nuovo ospedale, piuttosto che “rattoppare” una struttura ideata negli anni ‘60 e costruita negli anni ‘70». «D’altronde – spiegano Filippi, Bianchetti e Paolucci per Cgil, Cisl e Uil – per la messa in sicurezza post sisma le organizzazioni sindacali hanno una idea molto chiara, sia rispetto all’ospedale che alle scuole: cioè è giunto il momento di utilizzare i soldi pubblici per investire in strutture antisismiche di nuova costruzione».

Un ospedale nuovo, secondo i sindacati, rappresenta un investimento che consente al territorio e alla città, «di avere una struttura confacente alle esigenze sotto ogni punto di vista, dalla stabilità alla efficienza, dalla viabilità ai parcheggi e prima di tutto sicuro».

Una prova alla quale Cgil, Cisl e Uil invitano la Regione Lazio, gli enti locali e i rappresentanti eletti a tutti i livelli nel territorio, «per costruire un modello nuovo di edilizia pubblica in un’area ad alto rischio sismico».