Amici del presepio: a Greccio un tesoro più prezioso del greggio

L’Associazione Amici del Presepio ha portato un contributo essenziale all’iniziativa della Valle del Primo Presepe. A essa, infatti, si devono la cura scientifica delle installazioni e la fornitura di quasi tutti i presepi esposti a Rieti e di un considerevole numero di quelli esposti a Greccio. Uno sforzo compiuto nel segno della passione per la natività e della competenza su un fenomeno complesso e dalle proporzioni globali. Come dimostrano i piccoli “presepi dal mondo” che l’associazione ha distribuito tra i due comuni interessati dall’iniziativa

Alberto Finizio è il presidente dell’Associazione Italiana Amici del Presepio (Aiap), che ha portato un contributo essenziale all’iniziativa della Valle del Primo Presepe. All’associazione, infatti, si deve la cura scientifica delle installazioni e la fornitura di quasi tutti i presepi esposti a Rieti e di un considerevole numero di quelli esposti a Greccio. Una collaborazione preziosa perché gli Amici del Presepio sono una realtà radicata e articolata, con una storia solida e decine di sedi sparse su tutto lo Stivale.

Fondata nel 1953, l’associazione edita da sempre la rivista trimestrale «Il Presepio», una pubblicazione unica nel suo genere che raccoglie e fornisce dati di varia natura, spaziando dalla storia del presepio ai presepi storici, dai profili di artisti e artigiani, di ieri e di oggi, alle attività presepistiche in Italia e all’estero, dalla tecnica alla bibliografia presepistica, informando su mostre, convegni, concorsi.

Grande attenzione viene naturalmente posta all’aspetto religioso e spirituale del presepio, con numerosi articoli e riflessioni. Ampio spazio viene inoltre dato alle realizzazioni presepistiche degli Associati, pubblicandone foto e articoli che ne raccontano la realizzazione e la loro storia.

Inoltre l’Aiap ha fondato a Roma, nel 1967, il Museo Tipologico Internazionale del Presepio “A. Stefanucci”, che occupa circa trecento metri quadrati, suddivisi in tre navate, nei locali sottostanti la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, ai Fori Imperiali. Il Museo nacque grazie al fondatore dell’Associazione Angelo Stefanucci, che donò gran parte della sua raccolta di presepi di tutto il mondo: intorno a quel primo nucleo di opere, col tempo si sono raccolte centinaia di presepi, alcuni acquistati e altri donati dagli autori, o da privati e istituzioni pubbliche e private. Il Museo raccoglie presepi, anche scenografici, e figure di notevole pregio storico e artistico: più di 1.000 gruppi presepiali provenienti da tutte le regioni italiane e da decine di nazioni, offrono una panoramica ampia ed esaustiva sulle varie interpretazioni e ambientazioni della Natività e una panoramica dei materiali che possono essere utilizzati. Annesse al Museo, consultabili a richiesta, un’ampia biblioteca a tema presepistico e una raccolta di videocassette e DVD su mostre, corsi di tecnica, storia del presepio.

Quando è nata la tua passione per il presepe, è stata scatenata da un episodio particolare, magari nell’infanzia, oppure hai sviluppato questa passione da adulto?

Risale certamente all’infanzia, alla famiglia. Poi l’incontro con l’Associazione Italiana Amici del Presepio, avvenuto quando ero ancora un ragazzino, ha fatto il resto.

In che modo opera l’Associazione Italiana Amici del Presepio, quali sono gli obiettivi?

Il nostro statuto prevede diverse finalità, ma, volendo sintetizzare, direi che essenzialmente l’Associazione si propone di promuovere, valorizzare e diffondere il presepio e, cosa non meno importante, creare vincoli di conoscenza e, si spera, di amicizia tra gli appassionati. In effetti l’Associazione ha consentito la nascita e la crescita di un movimento in cui, volendo, ci si può conoscere tutti, in ogni angolo d’Italia e del mondo.

Che contributo state dando alla realizzazione del progetto “La Valle del Primo Presepe”?

Siamo stati chiamati a curare la parte espositiva, scegliendo e indicando le opere da esporre, anche in funzione degli spazi disponibili. Abbiamo cercato di creare un percorso che potesse accompagnare il visitatore alla riscoperta del presepio, certamente con un occhio anche alla “spettacolarità”, tra virgolette, ma essenzialmente con l’intento di far conoscere le origini del presepio, il suo alto valore morale e spirituale, la profondità, nell’essenzialità, del messaggio francescano di Greccio.

Parlaci del presepe della Germania allestito nel chiostro della caserma Verdirosi.

È un percorso alla scoperta di una nazione strettamente legata al presepio, in cui Tommaso da Celano, il biografo di Francesco e il testimone principale della notte di Greccio, si recò solo pochi mesi dopo quel Natale del 1223, ed è dunque probabile che abbia portato anche in quelle terre lontane il messaggio di Francesco. Nel presepio esposto nella caserma non ci sono solo i paesaggi e le architetture tipiche della Germania, ma anche la riproduzione di tradizioni e rituali che tuttora sono profondamente sentiti in questa nazione tanto legata alla propria cultura e in cui è ancora viva una sentita e profonda religiosità popolare che accompagna ogni momento dell’anno.
Da dove “si comincia” per allestire un presepe a regola d’arte?
Potrà sembrare banale o scontato, ma vi assicuro che non lo è: si comincia, anzi si deve cominciare dalla Natività! Tutto nasce da lì e ruota intorno alla figura del Santo Bambino. Se così non fosse, avremmo magari una splendida scenografia ma non un presepio.

Ricordi quando hai dato vita alla tua prima creazione oppure qual è quella che ti ha dato maggiore soddisfazione?

Ricordo i miei primi tentativi di realizzazione di un presepio, da bambino; quanto alla seconda parte della domanda, certamente il presepio tedesco di cui abbiamo appena parlato ha rappresentato una bella sfida, anche a livello di progettazione, e di conseguenza mi ha dato grande soddisfazione. Ma forse l’opera che mi ha più emozionato realizzare non è stato un presepio propriamente detto ma, per restare in ambito tedesco, quello che in Germania chiamano un “presepio della Passione”. Penso a una “Crocifissione” di fronte alla quale ho visto spettatori commuoversi e piangere e questo mi fa credere di aver centrato l’obiettivo.

Che materiali usi e quanto impieghi generalmente per costruire uno dei tuoi presepi, qual è stato il materiale più originale usato finora?

Nella costruzione di un presepio non ci si pongono mai limiti nella scelta o nell’uso di materiali: tutto può tornare utile, anche le cose meno prevedibili, come ad esempio le gabbiette dei tappi di spumante per realizzare i lampioni. Ma non amo i presepi fatti per “stupire”, in cui pare che l’unico criterio sia sorprendere per l’originalità, a volte di dubbio gusto: ho visto persino Bambinelli rappresentati con un rotolo di carta igienica, e francamente mi sembra troppo. Quanto al tempo, un presepio non è mai finito, si può sempre migliorare, solo si… “sospende” la realizzazione perché a un certo punto il 24 dicembre arriva!

Cosa rappresenta il presepe nella tua vita interiore?

Il presepio accompagna la mia vita da oltre mezzo secolo. È certamente uno stimolante percorso di riflessione e crescita continua, una fonte di emozioni, un mezzo per arricchire il proprio bagaglio spirituale e culturale e per fare nuovi incontri e stringere nuove amicizie. Devo molto al presepio.

Vai in giro per l’Italia e oltre, puoi dirci se l’evento storico della nascita del primo presepe a Greccio per opera di san Francesco è cosa nota oppure la maggioranza delle persone ne ignora le origini nel territorio reatino?

Forse all’estero, in Spagna, Francia, Austria o nella già tante volte citata Germania, si ha una visuale più completa e corretta dell’evento di Greccio. In Italia devo dire che sì, si associa genericamente la figura di san Francesco al presepio ma senza sapere bene perché, e certamente ignorando, il più delle volte, il più vero e profondo significato della rappresentazione voluta dal santo di Assisi. Senza contare che troppo spesso Greccio diventa “Greggio”! Benvengano dunque iniziative come questa della Valle del Primo Presepe, per riscoprire il tesoro ben più prezioso dell’oro nero che la parola “greggio” evoca, e che proprio da Greccio, grazie a Francesco, ha invaso il mondo e arricchito la vita di tutti noi.