Amazon e il cambiamento

L’annuncio definitivo dello sbarco di Amazon in Sabina ha rimesso in moto il solito botta e risposta tra apocalittici e integrati. Il colosso dell’e-commerce non è infatti esente da difetti, ma non per questo occorre sminuire i vantaggi che la scelta porterà nel territorio

Si dice che sarà Matteo Renzi a inaugurare il nuovo centro distribuzioni di Amazon a Passo Corese, nell’autunno del 2017. C’è addirittura chi ipotizza che il Presidente del Consiglio possa venire direttamente a “posare la prima pietra”, tra qualche settimana.

Di certo c’è che la conferma dell’arrivo del colosso dell’e-commerce nel Polo della Logistica è sulla bocca di tutti. Si prevede che il maxi complesso da 61 mila metri quadrati sia destinato a occupare 1.200 addetti da qui al 2019. E come al solito la discussione avviene tra opposte fazioni, non solo rivendicando il risultato sul fronte politico, ma anche dividendosi, per così dire, tra “apocalittici” e “integrati”.

Le condizioni di lavoro presso la multinazionale, infatti, sono da tempo sotto il mirino della critica. Si parla di turni massacranti, di un controllo ossessivo sugli addetti, di una grande pressione su chi percorre letteralmente chilometri, all’interno dei capannoni, per mettere insieme ordini e spedizioni. C’è poi chi guarda con sospetto l’azienda di Jeff Bezos perché rappresenterebbe un modello di business in conflitto con gli interessi del piccolo commercio, del tessuto economico territoriale.

Due argomenti sui quali ragionare con attenzione, ma che difficilmente possono mettere in ombra quanto di positivo rappresenta il nuovo insediamento.

Se non altro perché parla di una provincia che è tornata a essere attraente non solo nella dimensione turistica, per la natura e i percorsi religiosi e culturali, ma anche agli occhi di aziende globali che producono o usano in modo rilevante tecnologia. Al netto del contributo della politica, infatti, è difficile credere che sulla scelta di Amazon non abbia pesato, oltre alla posizione geografica e alla presenza di adeguate infrastrutture, la disponibilità di un capitale umano di qualità sul territorio. La scelta di un’area di provincia – anche se vicina alla metropoli – lascia infatti supporre una qualche disponibilità di ingegneri, tecnici e operai specializzati a “costi” più bassi rispetto ad aree più densamente industrializzate.

Anche perché un insediamento del genere porta con sé cambiamenti più generali: ad esempio nel tormentato sistema dei trasporti, ma probabilmente anche nelle scelte urbanistiche delle aree attigue. E forse causerà anche una qualche accelerazione tecnologica, un’auspicabile riduzione del digital divide. Cambiamenti che potrebbero interessare a vario titolo molte più persone dei 1.200 addetti necessari alla multinazionale del commercio, e che richiederanno davvero il lavoro coscienzioso della classe dirigente.

Sarà infatti impegnata in scelte a lungo termine, tramite le quali si potrà anche cercare di governare le contraddizioni che accompagnano questo gigante dell’economia contemporanea. E per agevolare tale lavoro sarebbe auspicabile un dibattito meno rancoroso e feroce, maggiormente incline a riconoscere i meriti oltre che i difetti altrui. Magari iniziando a sottrarre le scelte più importanti al ritorno personale o al fatalismo politico per calarle nella dimensione del bene comune.

Dopo tutto si tratta di ragionare su quale società sarà desiderabile avere quando la promessa di Amazon sarà una realtà consolidata, inserita nel tessuto del territorio. Rispondendo ai bisogni e ai sentimenti contrastanti che questa potrà generare anche mettendo in discussione abitudini, posizioni di rendita e privilegi. Che poi è quello di cui sembra esserci davvero bisogno.

One thought on “Amazon e il cambiamento”

  1. maxx

    Amazon ha un futuro incerto come tutti i marketplaces. in un mercato competitivo i margini sono importanti e chi alla fine vende non può trascurare i margini versati al marketplace. soprattutto ora che gli ecommerce stanno prendendo piede. mia personale opinione.

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