“Allouin”, le zucche vuote e il male politicamente corretto

Quella a cui ci prepariamo in questi giorni è ormai una doppia festa: quella popolare, commerciale, scolastica e quella liturgica.

Ormai i nostri studenti, non tutti per fortuna, credono che il primo novembre non si va a scuola perché è “allouin”, anche perché le maestre insegnano loro, da circa dieci anni, poesie sulle zucche e cose del genere e non sui santi o sulla memoria dei morti.

Se ci facciamo caso questo processo di trasformazione culturale, più correttamente sub culturale, è cominciato già con la transignificazione del Natale e della Pasqua. Le poesie dei bambini non trattano più di Gesù ma della bontà e della fratellanza a Natale, della natura che si risveglia a Pasqua, per essere politicamente corretti e non urtare la sensibilità di chi non è cattolico e di chi non è religioso in genere.

In questo, e spiace tanto dirlo perché hanno tutta la nostra stima, le maestre – non tutte ovvio – di scuola dell’infanzia e di scuola elementare hanno prestato acriticamente la loro opera, senza sostituire quello che magari avevano nei libri o nelle guide con qualcosa di cristiano.

I genitori hanno lasciato alla scuola la piena libertà di operare questa lenta ma inesorabile trasformazione, distrattamente e supinamente.

Il Ministero dell’Istruzione è stato il primo responsabile di tutto questo, poiché i vari ministri e direttori generali, presi da altre cose, non si sono accorti di questo o hanno lasciato fare.

Senza parlare del benestare tacito o espressamente voluto dei dirigenti scolastici.

Probabilmente la prossima festa ad essere attaccata sarà l’Immacolata Concezione, l’8 dicembre.

Se questo sia un piano di Satana, che con astuzia si serve di uomini e donne facilmente manovrabili, o se sia solo la stupidità umana è difficile da dirsi, ma tant’è, forse tutte e due le cose.

Certamente la Chiesa ha le sue responsabilità, perché questi giorni di festa sono sempre stati solo un “messaio”, cioè contenitori di Messe: raramente si sono promosse attività diverse anche per i bambini, come concerti, feste nei locali parrocchiali, spettacoli. Dunque è un bene che qualcosa si muova in questo senso, anche se forse, ormai, “i buoi sono usciti dalla stalla”.

Le feste che si organizzano per i bambini con streghette, fantasmi e zucche vuote, forse sono solo carnevalate innocenti, anche perché la teologia insegna che l’atto per essere negativo deve avere una intenzione cattiva, ma l’operazione di svuotamento delle feste religiose e del loro riempimento di altri contenuti è intenzionale, forse programmata, predeterminata, studiata.

Spiace che alcuni media abbiano quasi gridato allo scandalo per la presa di posizione di alcuni sacerdoti reatini su “allouin”, quando invece non si curano affatto di questo svuotamento delle feste religiose, molto più insidioso, feste che non devono essere difese solo dai preti e dai giornali cattolici, perché queste feste religiose “in trasformazione” stanno alla base del nostro patrimonio culturale e dei nostri connotati antropologici, oltre che della nostra tradizione religiosa.

Il declino è pauroso, quasi più dell’innominabile “bestia”.