Alcuni pensieri su Don Francesco Bisinella

Di Don Francesco Bisinella ho dei ricordi e delle impressioni molto nette e impresse.

Don Francesco venne a Rieti nel 1973: mi venne presentato dal Vescovo Trabalzini affinché lo ambientassi un poco nella realtà reatina: più che una conoscenza di Rieti (che anch’io conoscevo ancora poco) con don Francesco ho avuto tanti colloqui e scambi di ragionamenti. Non feci a lui nessuna domanda personale, ma sempre si parlò dei problemi della Chiesa, delle notizie del momento e poi accompagnammo il Vescovo Trabalzini a predicare un Corso di Esercizi Spirituali per Sacerdoti ,ad Assisi: a questo Corso partecipammo anche noi.

Don Francesco è nato il 4 aprile 1927 a Bassano del Grappa ed è morto l’11 febbraio 2006 a Roma: è sepolto -secondo la sua volontà- alla Fraterna Domus di Sacrofanno, vicino alla Vergine della Sorgente: angolo solitario con bella Grotta della Madonna e, ai piedi della Madonna, una piccolissima sorgente di acqua che goccia a goccia, scende.

Che impressioni ho di don Francesco?

Di don Francesco mi è rimasta l’impressione di uomo del sorriso, di un uomo semplice, di un uomo povero e di una umiltà profonda.

Sorrideva sempre, anche quando parla di cose serie; ma il suo sorridere era come se volesse dire: “Parlo di cose serie, ma più grandi di me perchè non ho cultura” affinché chi ascoltava non avesse l’impressione di trovarsi davanti ad uno studioso di quei problemi.

Era un semplice. Si adattava a tutto e a tutti; anche un panino a pranzo era per lui “buonissimo”; se doveva portare qualcuno in macchina, sempre la riordinava affinché fosse accolto e viaggiare bene; se si andava nella sua povera cameretta (c’era solo un lavandino con acqua fredda) sempre diceva: “Ho nulla da offrirti, se non un buon bicchiere d’acqua fresca” La le sue omelie erano semplici, ma pensate e ricche di una sapienza che faceva pensare sia a quanto diceva sia a quanto nascondeva nel segreto del suo Spirito.

Era povero. Ricordo la giacca che indossava: era pulita ma dietro la schiena faceva qualche piega; a volte veniva in Seminario dopo aver camminato per Castelfranco: le sue scarpe erano un po’ impolverate. Il pranzo in Seminario era per tutti gratuito, ma lui tirava fuori una portafogli un po’ “spelacchiato” per fare una offerta (che evidentemente rifiutavo essendo io Rettore del Seminario): potevo però vedere che nel povero portafogli aveva solo qualche biglietto da mille lire.

Un giorno, andando a Castelfranco ove era parroco, chiesi di andare al bagno. Don Francesco mi disse:”Non ti meravigliare della povertà”: era pulito ma tanto, tanto essenziale. C’era anche il Vescovo Trabalzini: ci offrì una bella fetta di buon pane casereccio e un ottimo formaggio. Quella sera io pensai ad Emmaus e ancora oggi mi commuovo quando penso a questo “Cristo” che ci spezzava il pane.

E poi… se ne andò a Sacrofano e lo persi un po’ di vista. Una sera il Vescovo Trabalzini, con Luciano Martini. Direttore del giornale Diocesano, mi invito ad andare a trovare don Francesco a Sacrofano: era forse l’anno 1980: scoprii il miracolo di un Dio che fa cose grandi soli con i piccoli. Da allora don Francesco sempre ha voluto un mio incontro mensile con le Sorelle che intanto aderivano alla realtà che Dio, tramite don Francesco, stava costruendo.

Sul letto ove stava morendo alle Sorelle presenti disse:” Dite al mio amico don Luigi che vorrei lui come Assistente ecclesiastico della Fraterna Domus”… e così anch’io ho obbedito perché… non potevo rispondere negativamente a chi sul letto di morte esprime un desiderio.

A Roma, in S.Pietro, con Le Sorelle, i Volontari, gli Amici abbiamo iniziato a festeggiare il 40 anni dall’inizio della prima Fraterna Domus che don Francesco ha voluto chiamare “Betlemme”: e Betlemme sarà sempre la “Casa del Pane”: ogni tipo di pane!

Ho visto don Francesco che… sorrideva.