Adele, morta per una pasticca. Il vescovo Anselmi agli spacciatori: “Convertitevi e liberatevi dal potere del demonio”

Tutti sappiamo che la droga è una piaga tremenda ma forse ci sentiamo impotenti. Stasera pregherò per Adele, per Sabine, la diciassettenne genovese che solo un mese fa è morta a Borgoratti, per tutti gli adolescenti, per i genitori sofferenti e spaventati.

Circa una settimana fa, a poche decine di metri dalla chiesa della mia parrocchia, ho assistito a una scena che mi ha segnato profondamente: erano circa le ore venti; un giovane, avrà avuto più o meno diciotto anni, terrorizzato, spalle al muro, era accerchiato da quattro spacciatori che lo minacciavano con urla e gesti; il ragazzo aveva un braccio teso verso di loro e nella mano teneva accartocciati 15 euro.

Mi sono fermato e ho guardato negli occhi, uno per uno, i quattro aggressori, in silenzio; di vista li conoscevo perché tutte le sere frequentano quel posto; i quattro si sono allontanati, lentamente, senza dire nulla, rabbiosi, e il ragazzo, appena possibile, è fuggito in lacrime.

Dell’episodio ne ho parlato il giorno successivo, durante l’omelia della Santa Messa.

Si parla poco della droga, anche se la si vede quotidianamente, nei traffici di strada e nei volti rovinati di molti giovani.

Tutti sappiamo che è una piaga tremenda ma forse ci sentiamo impotenti.
Quando leggo che Adele, 16 anni, è morta, nella mia città, caduta nella trappola senza ritorno delle droghe “smart”, mi prende un groppo alla gola e al cuore, mi viene una gran voglia di urlare.
Molti miei coetanei sono morti di droga; ad alcuni di loro ho celebrato il funerale; alcuni miei cari amici sono in carcere.

Un gruppo di adolescenti di sedici, diciassette, venti, ventun anni, gli amici di Adele, sono un dono grande per l’umanità; hanno la forza, l’entusiasmo, l’intelligenza, l’energia per rendere felici moltissime persone.

Ricordo quando, a sedici anni, a fare il doposcuola a bambini e ragazzi delle elementari e delle madie in un quartiere disagiato di Genova; la sera avevo il cuore pieno di gioia, così pieno che non c’era spazio neppure per una piccola pasticca.

Quando avevo venti anni è morto Massimo, un nostro amico affetto da distrofia muscolare progressiva; ogni attimo passato con lui era fonte di allegria profonda; i festini li facevamo a casa sua o nel giardino di Giampiero che abitava a pochi passi da lui.

Quanto amore potrebbero distribuire gli adolescenti e i giovani!

E quanto importante è accompagnare i ragazzi in un servizio d’amore per la propria e altrui felicità!

Stasera pregherò per Adele, per Sabine, la diciassettenne genovese che solo un mese fa è morta a Borgoratti, per tutti gli adolescenti, per i genitori sofferenti e spaventati.

Pregherò anche e soprattutto per chi produce, vende e diffonde la droga:

convertitevi e liberatevi dal potere del demonio.

Nicolò Anselmi