Accumoli, nel nuovo centro di comunità torna la statua della Madonna: «con lei ci sentiremo meno soli»

«È tornata lei, ed è già tanto». Non trattengono le lacrime gli accumolesi quando alle 14.38 del pomeriggio di sabato 13 gennaio la statua della Madonna dell’Addolorata è scesa dal furgone della diocesi di Rieti per essere sistemata sul piedistallo della nuova chiesa prefabbricata finanziata dalla Caritas.

Il Centro di comunità SS Pietro e Lorenzo, struttura antisismica in legno realizzata in poco più di un mese e mezzo è stata inaugurata con una celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Domenico, alla presenza del primo cittadino Stefano Petrucci, del parroco don Stanislao Puzio, di don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, e don Fabrizio Borrello, Direttore della Caritas diocesana di Rieti.

Una festa per la comunità tutta che per usare le parole dell’emozionatissimo don Stanislao, «pensava di non riconoscere più la felicità». E invece una boccata di felicità è arrivata insieme a questa colorata struttura dove troneggia la statua della Vergine fresca di restauro e sopravvissuta a tanti terremoti, ad indicare la forza, la speranza e la prosecuzione della tradizione: «con lei ci sentiremo meno soli».

La statua della Madonna è stata estratta dalle macerie della distrutta chiesa della Misericordia, aveva perso dei pezzi di una mano, aveva subito dei piccoli danni ma ora è stata restaurata ed è tornata a far compagnia alla sua gente, con la stessa struggente espressione di sofferenza e speranza. Così, ad Accumoli la banda è tornata a suonare, i bambini a giocare sul sagrato, e le donne del posto ad impastare crostate per il rinfresco dopo la messa.

La comunità riparte piano piano, tassello dopo tassello, anche quando si pensava di aver toccato il fondo della disperazione, ed è lo stesso vescovo Domenico a sottolinearlo durante l’omelia: «D’improvviso però, in questa situazione squallida e senza speranza, l’appello di Dio si fa strada. Anche in mezzo alla condizione più negativa c’è sempre una possibilità insperata. Ciò è possibile se ci arrendiamo ad un fatto: non tutto dipende da noi. A noi sta di cogliere le chiamate che la vita ci pone in forme impreviste, distinguendo in esse il senso con un cuore attento, ma soprattutto pronto. Il contrario è ‘vegetare’ e subire tutto, senza farsi interrogare da quello che ci è capitato. Questa struttura prefabbricata è un segno che tutto può venir meno, meno la certezza che siamo chiamati a ricominciare. E si ricomincia a partire da Dio che ci convoca sempre di nuovo».

«Qui – ha aggiunto don Domenico – verremo non per ‘intrattenerci’ tra noi, ma per ‘trattenerci’ con Lui. Oggi tutto tende all’intrattenimento, mentre il nostro cuore cerca di essere trattenuto da Qualcuno. E avrà un’altra funzione questa modesta struttura. Ciò che blocca la ricostruzione non è solo la burocrazia, ma la frenesia di ciascuno di farsi strada da solo, contro tutti. Soltanto insieme si riuscirà a trovare la strada. Lo scopritore dei ‘neuroni specchio’, Giacomo Rizzolati, sostiene che la natura ci ha dotato di un meccanismo grazie al quale tu ed io siamo in qualche maniera la stessa cosa, l’io e gli altri in certi momenti coincidono. Questa scoperta condanna l’individualismo che blocca ogni ripresa. E ci dice la strada da ascoltare e seguire».