Viviamo L’Aq: laboratori progettuali di architettura partecipata

Viviamo L’Aq è un progetto ideato da studenti ed ex studenti dell’ateneo aquilano desiderosi di contribuire e partecipare al processo di rinascita della città. L’obiettivo è quello di ridare alla popolazione del capoluogo spazi di aggregazione attraverso l’organizzazione di laboratori territoriali di Architettura Partecipata. A questo progetto prendono parte anche studenti della provincia reatina, ormai da anni insediatisi nel capoluogo aquilano per motivi di studio, anche loro con la voglia di poter rivivere quei luoghi, quegli spazi che hanno accompagnato il loro cammino accademico. Abbiamo per questo intercettato uno di loro che ci ha spiegato meglio le intenzioni del gruppo di lavoro: «A quasi tre anni dal terremoto, la situazione che vivono i cittadini è ancora problematica: non è stata ancora intavolata una vera e propria campagna di recupero degli spazi pre-terremoto, con tutti gli edifici colpiti che ormai evidenziano la propria desolazione. Basta mettere a confronto due immagini pre e post terremoto e ci si accorge che nulla è stato fatto a meno della creazione di svariate new town nella periferia della città, che hanno soltanto alleviato il malcontento generale senza però risolvere il problema. Gli abitanti del progetto C.A.S.E. lamentano l’isolamento, la disgregazione e la frammentazione dei rapporti sociali e del legame con il proprio territorio. Gli spazi pubblici si sono rapidamente trasformati in non-luoghi, privi di identità, relazioni e storia, dove la comunità vive senza la possibilità di condividere e dialogare».

Dunque il progetto ideato dai ragazzi prevede di ridefinire con e per i cittadini spazi pubblici multifunzionali e luoghi di aggregazione, mediante uno scambio di idee e contributi con gli stessi fruitori. In questo modo intendono dare agli aquilani la possibilità di avere voce in capitolo e di essere protagonisti attivi della progettazione.

La possibile strada da percorrere è l’utilizzo di aree dismesse, degli spazi interstiziali o adiacenti i nuovi aggregati post terremoto, degli scampoli di territorio agricolo periurbani alle campagne. Strumento attuativo è l’utilizzo temporaneo dei lotti, che consente di interpretare in maniera flessibile e dinamica l’idea di spazio pubblico. «La scelta che faremo dei lotti sarà il risultato di un’attenta analisi dei luoghi, da quelli più degradati a quelli ancora da soddisfare, il tutto frutto di una importante collaborazione progettuale con gli stessi fruitori: famiglie, studenti, giovani, anziani, chiamati ad esprimere, attraverso momenti di confronto pubblico, le proprie idee e proposte», spiega ancora uno dei membri, studente della facoltà di Ingegneria «noi dal canto nostro metteremo in gioco tutte quelle nozioni di progettazione e studio territoriale maturate finora, ma soprattutto tanta buona volontà. Ogni intervento architettonico deve obbedire ad una visione eco-sistemica improntata sulla sostenibilità: l’utilizzo di materiale riciclato per gli arredi e le finiture, vista la temporaneità degli interventi e il budget complessivo, sarà un insostituibile parametro di riferimento. Ogni progetto sarà legato ad un’associazione, ente o scuola, che provvederà alla sua successiva gestione. Non intendiamo precluderci poi la possibilità di attingere a finanziamenti regionali, nazionali ed europei, attraverso il coinvolgimento di enti, fondazioni ed istituzioni, in grado di cofinanziare le opere e presentare progetti di partnership di soggetti privati».

Aspettando un’evoluzione, speriamo positiva, del progetto non possiamo che augurare intanto un grande in bocca al lupo, e magari tornare a rioccuparci del caso con immagini di realizzazioni avvenute.