8xmille alla Chiesa cattolica: quelle opere di carità “aperte per ferie”

Tre progetti a Roma, Monreale e Milano, che danno conto di quanto questa quota della nostra dichiarazione dei redditi sia in realtà vicina ai bisogni delle comunità cristiane, dalle grandi città ai paesi. Garantendo “porte aperte” tutto l’anno.

Sono tante le storie di misericordia scritte dalle nostre firme. Tra i progetti destinatari in tutta Italia di contributi 8xmille abbiamo scelto tre esempi che danno conto di quanto questa quota della nostra dichiarazione dei redditi sia in realtà vicina ai bisogni delle comunità cristiane, dalle grandi città ai paesi. Garantendo “porte aperte” tutto l’anno.

Come il progetto “Quartieri solidali” per gli anziani realizzato a Roma dalla Caritas diocesana. È una risposta nuova alla solitudine della terza e quarta età, una quota di cittadini in forte aumento nel nostro Paese. Dotato di 80mila euro dall’8xmille, ha preso il via in 6 parrocchie (S. Bernadette a Colle Aniene, S. Andrea Avellino a Ottavia, Ss. Sacramento a Tor de’ Schiavi, S.Pio V all’Aurelio, S. Maria Ausiliatrice in via Tuscolana, S. Ugo vescovo alla Serpentara), con altre 8 in attesa.

“Formiamo decine di volontari per un intervento a più livelli – spiega Alessia Celentano, della Caritas -. Dall’assistenza domiciliare leggera, con compagnia e pratiche burocratiche o il tele-soccorso, fino agli over 65 promotori di laboratori in parrocchia, per arrivare ai condominii solidali, una rete di possibili relazioni da recuperare. Finora sono 150 gli anziani coinvolti”. La proposta si va estendendo nei quartieri. Funzionerà tutto l’anno, anche quest’estate. Niente improvvisazione, ma parrocchie responsabilizzate, una segreteria unificata e volontari che entrano nelle famiglie in punta di piedi, per dare sollievo e riallacciare i contatti con gli altri.

Dice un’anziana che non può pagarsi una badante: “Con loro mi sfogo, piango, rido. E dopo tanto tempo, mi sono fatta accompagnare dal parrucchiere e ho ritrovato il mio ruolo”. “La prima povertà è la solitudine – prosegue Celentano -. Smussiamo depressione e diffidenza in persone che non uscivano di casa da anni”.

È firmata anche da tutti i fedeli italiani una chiesa cinquecentesca ritrovata. Siamo in Sicilia, a Giuliana (in provincia di Palermo e in diocesi di Monreale). Un centro storico arabo-normanno di grande suggestione e nemmeno una chiesa agibile. La chiesa madre è chiusa da 15 anni per dissesto idrogeologico. E sono pericolanti le chiese minori, patrimonio senza manutenzione. La comunità si riuniva nella chiesa del Carmine, davanti all’immagine della patrona, la Madonna dell’Udienza (cioè che ascolta i bisogni di chi la invoca), di scuola gaginiana, con il Bambino che le porge la melagrana, simbolo dell’unità della Chiesa.

Tuttavia anche qui una domenica mattina, tra una Messa e l’altra, mentre la chiesa si era appena svuotata, da 16 metri d’altezza crollò un pezzo della cornice della volta. A quel punto la chiusura impose decisioni nuove. L’allora parroco don Luca Leone interpellò i fedeli: raccogliendo il 50% delle spese di consolidamento, avrebbero potuto richiedere fondi 8xmille per il costo rimanente, 125mila euro. I 1.950 abitanti, con impegno notevole, destinarono una quota a famiglia, e le firme degli italiani il resto.

Ora la chiesa è restituita ad un comunità coesa, che ha riscritto le regole della corresponsabilità economica. Davanti allo splendore ritrovato dei colori originali giallo, azzurro, rosa e oro, “è stato come riappropriarsi della nostra storia comune” spiega oggi il successore, don Antonino Di Chiara. E di un patrimonio fragile e unico, che tramanda arte e fede all’intero Paese.

A Milano, l’unico Rifugio notturno per chi vive in strada è stato aperto dalla Caritas diocesana grazie alle firme. È un’eredità di fratel Ettore Boschini, il camilliano “apostolo dei poveri” della Stazione centrale di Milano, oggi candidato alla beatificazione. Oggi accoglie circa 60 persone ogni notte. “Amare significa non nascondere, perché non c’è nulla che non possa essere redento”, diceva il religioso. L’opera – sostenuta con fondi 8xmille tra 54mila e 67mila euro ogni anno – fa parte di una rete di inclusione sociale.

“Si arriva qui in via Sammartini su segnalazione dei centri ascolto. Ma oltre l’emergenza freddo dei mesi invernali, con riscaldamento, deposito bagagli, doccia e cibo, chi è in difficoltà può restare per un periodo ponte tra 3 e 6 mesi in cui, ove possibile, aiutiamo ciascuno a riprogettare la vita”, spiega Alessandro Pezzoni, di Caritas ambrosiana.

Uno stile d’accoglienza nuovo, di lunga durata, qui solo per gli uomini: 18mila pernottamenti nel 2016, per 190 senza fissa dimora, poveri, migranti, curati da 5 custodi e coordinatori, con 2 educatori. Funziona 365 giorni l’anno. Dunque un’altra oasi di carità che quest’estate resta “aperta per ferie”.

Paola Inglese