Voyager 1: dalla fine del mondo alla scoperta di altri

Lanciata nel 1977, la Voyager 1 si è avventurata più lontano dalla Terra di qualsiasi altro veicolo spaziale nella storia.

Il limite ai viaggi umani nello spazio è la distanza raggiungibile in un tempo ragionevole in base alla velocità con cui si riesce a spingere la massa di un’astronave con equipaggio; per poter quindi approdare su altri pianeti ed uscire dal nostro sistema solare, bisognerà attendere lo sviluppo della capacità di produrre e trasportare antimateria.

Mentre si aspettano risultati scientifici significativi in tal senso, l’uomo ha costruito ed inviato sonde con lo scopo di raccogliere ed analizzare quanti più dati possibili, in modo da poter ridurre le distanze tra “noi e l’universo”.

Lanciata nel 1977, la Voyager 1 si è avventurata più lontano dalla Terra di qualsiasi altro veicolo spaziale nella storia: in transito a circa 18 miliardi di chilometri dal Sole, la sonda sta attraversando un’area di intensità magnetica mai rilevata prima, situata in una regione dell’eliosfera finora sconosciuta.

Il vento solare attorno alla navicella aveva iniziato a diminuire già dalla fine del 2004 per poi spegnersi nel 2010, determinandone così l’ingresso nell’eliopausa, la zona cioè che racchiude l’eliosfera, gigantesca regione dello spazio contenente l’intero sistema solare nella quale il campo magnetico generato dal Sole è più intenso di quello interstellare e dove il vento solare è azzerato dall’interazione con il mezzo interstellare.

Nuove interpretazioni dei dati lasciano pensare che il suo ingresso nello spazio interstellare sia vicino: da mesi gli astronomi sono in attesa del momento in cui la sonda proseguirà il suo viaggio oltre la soglia dell’eliosfera.

Dal 1977 ad oggi sono state lanciate altre sonde e satelliti, tutti con lo scopo di permettere all’uomo una maggiore conoscenza e consapevolezza di ciò che lo circonda, per poter un giorno esplorare l’universo con i proprio sensi.

Nell’Ottobre del 2012 l’ESA, European Space Agency, ha approvato una nuova missione: battezzata CHEOPS, dall’acronimo inglese CHaracterising ExOPlanets Satellite, è destinata a studiare pianeti extrasolari rocciosi di dimensioni da due a venti volte quelle del nostro pianeta.

La missione, ch