Volontario per forza, e per amore

In una città che quanto a manutenzioni sta facendo a poco a poco l’abitudine al fai da te, Benito Rosati può a buon titolo essere considerato un precursore. Come uomo sandwich è un po’ la cattiva coscienza della città. Esorta all’educazione ambientale di fronte a tanta maleducata sporcizia, diviene la forma visibile della preoccupazione per il diritto alla salute quando sembra essere messo in discussione, amplifica le domande dei cittadini che stentano a trovare una risposta. Ma sempre con garbo, senza puntare l’indice, facendo leva sul buon senso più che sull’atto d’accusa. E aggiungendo alle parole il buon esempio.

Se c’è da mettere mano, ripulire, curare, mantenere Benito è sempre pronto. Lo abbiamo visto togliere le erbacce dai bordi delle strade, dare dignità al verde pubblico abbandonato, riordinare caparbiamente il vialetto d’accesso all’ospedale. Una attività costante, instancabile, che a poco a poco ha preso la forma del “volontario per forza”. Ma non è la forza della disperazione: è una necessità interiore, un’insopprimibile bontà, il bisogno di compiere un atto d’amore. E quello pubblico, offerto alla città e l’ambiente, fa il paio con altri gesti più discreti, privati, personali.

Qualche giorno fa il volontario per forza ha trovato il tempo di ridipingere il passamano del corridoio pedonale nel sottopasso ferroviario vicino alla Questura. L’aveva già fatto vent’anni fa, quando ancora era sindaco Antonio Cicchetti. A quel tempo fu proprio il primo cittadino a metterci la vernice. Oggi il barattolo di colore lo dobbiamo all’assessore all’ambiente Carlo Ubertini. Si potrebbe ragionare su questa sorta di continuità amministrativa, ma non conviene. Per come vanno le cose, sembra più importante il buon esempio, sembra più giusto cogliere l’invito a compiere altrettanti atti d’amore.

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