Vocazione: quell’esodo da sé

Dal convegno Cei un ”itinerario” verso la Gmg di Rio.

“Rispondere alla vocazione, consegnando se stessi senza riserve a Dio, vuol dire vivere in pienezza, perché l’unico atto col quale l’uomo può corrispondere al Dio che si rivela è quello della disponibilità illimitata”: è questo l’atteggiamento suggerito da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e teologo, che con la sua relazione ha chiuso i lavori del convegno “Progetta con Dio… Abita il futuro. Le Vocazioni segno della speranza fondata sulla fede”, svolto a Roma dal 3 al 5 gennaio con la presenza di oltre 500 tra direttori diocesani, di seminari e di istituti religiosi maschili e femminili. Il convegno, promosso dall’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, ha voluto celebrare la 50ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che ricorrerà domenica 21 aprile 2013, approfondendone la tematica e ospitando per l’occasione figure come il vescovo ausiliare di Belfast e delegato per le vocazioni in Irlanda, mons. Donald Mc Keown, la biblista Nuria Calduch Benages, la giornalista Annachiara Valle e altri. Filo conduttore la ricerca di un clima di fraternità ecclesiale profonda, indicata da mons. Forte come un fondamento dell’annuncio vocazionale: “Vivere la vocazione come vita secondo lo Spirito – ha affermato – è destinarsi agli altri nell’amore, in quell’esodo da sé senza ritorno in cui solo ci è dato raggiungere il compimento del nostro essere secondo il disegno di Dio. Si comprende, allora, perché il discernimento e la risposta della chiamata divina siano decisivi. E poiché entrambi non sono facili, si intende quanto ci sia bisogno di maestri dell’esperienza dello Spirito, che siano guide al discernimento, che aiutino con fede e prudenza la persona a comprendere le vie di Dio”.

Testimoni limpidi.

“Si è trattato di un convegno molto intenso nel ritmo e nei contenuti ha spiegato il direttore dell’Ufficio nazionale vocazioni, mons. Nico Dal Molin – nel quale abbiamo respirato anche l’aria internazionale, grazie alla presenza di relatori quali il teologo irlandese don Brendan Leahy, che ha fatto ripercorrere i 50 anni dei messaggi papali sulle vocazioni, a partire dal primo di Paolo VI. Il vescovo Mc Keown, poi, ha testimoniato quanto per la pastorale delle vocazioni sia importante disporre di testimoni limpidi, capaci di stare ‘tra’ la gente comune. La consacrata Cristina Acquistapace, ha parlato del suo corrispondere alla vocazione pur nella condizione di diversità, mentre il sindaco di Nurachi (Sardegna) Filippo Scalas, ha testimoniato la bellezza del mettersi al servizio del bene comune”. Il direttore ha aggiunto che “un convegno come questo manda un grande messaggio di Chiesa, che sa camminare insieme in un clima di fraternità dove la ‘via della bellezza’ diviene il primo strumento di annuncio vocazionale. Figure evocate al convegno, come quella del card. Van Thuan, parlano di accoglienza, dolcezza, pazienza, modalità comunicative forti ed efficaci più delle parole”.

Proposte e itinerari vocazionali.

Tra gli eventi attesi e ricordati da mons. Dal Molin c’è il pellegrinaggio mondiale a Roma (4-7 luglio) dei seminaristi e novizi-novizie in occasione dell’Anno della Fede. “Questo evento potrà essere significativo – ha precisato – per indicare ai nostri giovani come predisporsi a un ascolto disponibile a quanto il Signore vorrà ispirare nei cuori”. La pastorale vocazionale dovrà tenere presente – si è detto al convegno – la necessità di lavorare sempre più in sinergia tra i diversi settori pastorali: dai giovani alla missione, dalla carità alla catechesi. “Oggi – ha affermato il direttore – non si può pensare a una visione isolata dell’annuncio vocazionale. Lo sguardo giusto è quello d’insieme, della Chiesa che ‘genera’ facendo emergere il meglio delle proprie risorse umane e spirituali”. Per questo l’Ufficio nazionale ha proposto alcuni specifici “Itinerari vocazionali” con sussidi e materiale che i parroci e i loro collaboratori possono utilizzare. Per i giovani si tratta di un itinerario che guarda alla Gmg 2013 e che punta “sull’importanza della dimensione vocazionale della pastorale giovanile” offrendo un “percorso educativo di maturità affettiva e spirituale”. Per gli adolescenti la proposta è di un percorso che aiuti a farsi “cercatori della propria stella”, verso un “orizzonte luminoso”. Per i più piccoli, infine, il sussidio propone “l’opportunità di volare alto, di poter spaziare, con sguardo ampio, sulla vita che sta di fronte”. “Tutta una ricchezza di proposte – ha concluso mons. Dal Molin – affidato alla generosità e fantasia degli educatori che lo trasmetteranno con entusiasmo ai più giovani”.