Vite da catechista

Con la ripresa delle attività nelle parrocchie, «Frontiera» si mette in ascolto dei catechisti in collaborazione con l’ufficio diocesano tornando a guadare la sperimentazione del “Cammino Emmaus”. Tra i temi: le resistenze, le difficoltà sia da parte dei catechisti che delle famiglie, le opportunità e i vantaggi trovati e il racconto di episodi concreti, in vista dell’incontro con il vescovo del 25 ottobre per il mandato.

«Destreggiarsi tra gli impegni familiari e lavorativi e quelli della parrocchia». È una delle difficoltà che emergono da un dialogo con i catechisti realizzato in collaborazione con l’ufficio diocesano. «Quello che si chiede al catechista va molto oltre l’ora e mezza del sabato – spiegano Davide e Michela – è una disponibilità più ampia sia per la fase di preparazione degli incontri che per le attività annesse in parrocchia».

Fatiche in famiglia

«Il primo anno di catechismo – racconta Michela – l’unica difficoltà era quella di trovare il tempo per preparare l’incontro, è stato l’anno più faticoso dal punto di vista “dell’angolo del fare”. Sicuramente la strada più facile sarebbe stata quella di preparare gli incontri sola e rendere partecipe mio marito solo in fase pratica, però si è scelta la via del “preparare insieme”. Non sono mancate divergenze, discussioni ma si sono visti anche i frutti. Negli anni successivi è arrivato un figlio e questo comporta conciliare una terza esistenza alle nostre, e non sempre è facile vuoi per i malanni di stagione o per le corse contro il tempo. Ma tutti gli sforzi sono stati ripagati dai ragazzi e dalla loro partecipazione agli incontri, mai ricattati con il registro delle assenze o con altri stratagemmi. In più tra moglie e marito ci si conosce meglio, ci si stima di più, imparando ad apprezzare i pregi dell’altro e ci si viene incontro nel sopperire alle reciproche mancanze».

Percorsi di apertura

«Con i genitori che hanno mostrato interesse a seguire il cammino insieme con i figli abbiamo instaurato un buon dialogo abbiamo, avuto l’opportunità attraverso gli incontri, di conoscerli di capire il loro pensiero di interagire con loro per capire la personalità dei loro bambini cercando di collaborare insieme, dopo l’imbarazzo iniziale hanno partecipato anche attivamente a tutte le proposte di “lavoro” che venivano fatte». A spiegarlo è un’altra catechista, Stefania, secondo la quale anche tra i genitori è “passata” «l’importanza della Messa domenicale e se pur nelle difficoltà hanno cercato di partecipare e di essere presenti insieme ai loro bambini, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico».
«In uno dei tanti incontri – aggiunge Stefania – sono rimasta piacevolmente colpita dall’impegno dei genitori nel fare una ricerca sulla Bibbia di alcuni personaggi, si sono messi lì a studiare il personaggio per poi presentarlo davanti ai figli cogliendo il senso profondo di quello che avevano letto e di quello che quel personaggio rappresentava e voleva dire alla loro vita con semplicità e chiarezza».

Tutti in gioco

«Sicuramente il Cammino Emmaus comporta da parte dei catechisti (chiamati ad essere accompagnatori) di doversi mettere totalmente in gioco, spendersi per i ragazzi, camminare e crescere con loro, accompagnarli a scoprire quale sarà il loro posto all’interno della famiglia cristiana» aggiunge Annamaria. «Le famiglie partono con grande entusiasmo ma proseguono anche con grande fatica. L’impegno è importante e loro lo percepiscono; quindi, anche se a momenti alterni, diventano parte attiva del cammino insieme ai loro figli».

Risposte concrete

«Molto spesso i ragazzi non si accontentano di una semplice spiegazione, ma vogliono sentirsi dire un fatto concreto per capire che il perdono può essere dato o accettato anche dalle persone che ci hanno fatto, o alle quali abbiamo fatto più male» racconta Chiara, che trova vantaggio «dagli incontri che si tengono a fine di ogni tappa, più o meno una volta al mese».

Imparare dall’esperienza

«I ragazzi apprezzano i momenti di vita vissuta in prima persona. Scoprono che vivere da cristiani non è un’esperienza di 2000 anni fa ma lo sperimentano in modo concreto» riprende Annamaria. «I momenti più forti sono stati di certo le uscite del 3° anno. Durante la Quaresima abbiamo sperimentato con loro la fede, la speranza e la carità visitando la Comunità di Mondo X nel santuario de La Foresta con un bellissimo incontro-testimonianza di Francesco; visitando il monastero di Clausura delle Suore di Sant’Agnese e vivendo l’esperienza del servizio alla mensa di Santa Chiara. Ancora oggi questi momenti sono fortemente vivi nei loro pensieri ma soprattutto nei loro cuori!»