Visita del vescovo Domenico alla Phoenix: produrre socialità oltre che merci

China no thanks”: c’è l’idea del Made in Rieti di qualità al cuore del progetto imprenditoriale della Phoenix Electronic System, azienda del nucleo industriale specializzata nella produzione dei cablaggi, visitata ieri dal vescovo Domenico insieme a don Valerio Shango, direttore dell’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro. Un incontro che prosegue il cammino di mons. Pompili alla scoperta delle realtà produttive del territorio, per stabilire un contatto di prossimità, una relazione forte con i lavoratori e gli imprenditori.

Lo sguardo del vescovo sulla realtà economica è sempre volto a cogliere il complesso di una doppia dimensione: quella pratica, capace di sostenere le famiglie e il territorio, e quella più spirituale, che fa del lavoro la chiave della realizzazione di ognuno, il modo in cui può partecipare al progetto del Creatore. Due ambiti strettamente intrecciati, la cui sussistenza richiede oggi la capacità di comprendere il tempo in cui viviamo, i cambiamenti, spesso troppo veloci, del mondo.

Uno sforzo che l’azienda fondata da Alessandro Di Venanzio sembra avere ben compreso, e che è stato illustrato agli ospiti attraverso una approfondita visita dello stabilimento e una ricca proiezione, con la quale è stata tracciata la storia dell’impresa dalla nascita ad oggi, per poi parlare del futuro, delle strategie e delle criticità.

Ma senza scadere nell’inutile lamentela: perché è vero che c’è crisi, ma il nucleo industriale reatino ha ancora molte risorse vive, tantissimo know how da valorizzare, un bel po’ di frecce nel suo arco. E se le cose non funzionano come dovrebbero, è inutile piangersi addosso: piuttosto occorre investire, valorizzare ciò che funziona, e nel caso delle industrie manifatturiere cercare nuovi mercati.

Phoenix – ha spiegato di Venanzio – ha 42 operai a Rieti e 8 a Tunisi, dove è stata fondata l’affiliata Augustus. Una sinergia che punta a diffondere produzioni di qualità tra grandi partner industriali, fornendo una produzione diversificata, dai cablaggi all’assemblaggio, fino alla manifattura personalizzata per settori particolari. Una strategia del Just in Time che ha permesso all’industria reatina di raggiungere un fatturato di oltre 4 milioni di euro, di entrare nel mercato mediorientale, ma anche di sondare con convinzione il mercato europeo, guardando anche ai paesi dell’Est.

Un successo che non chiude gli occhi sui problemi sociali, ma che vede l’azienda impegnata a sostenere anche progetti sociali di solidarietà, perché l’azione imprenditoriale non rimanga un corpo estraneo, ma resti ben piantata nel territorio, funzionando se possibile da volano di integrazione e di un più generale sviluppo.

La visita alla Phoenix si è conclusa fuori dello stabilimento, con la benedizione e il saluto del vescovo agli operai. I lavoratori in semicerchio hanno recitato insieme il Padre Nostro. Tra loro anche due lavoratori di religione musulmana, che hanno partecipato volentieri al momento della benedizione, con lo sguardo rivolto all’unico Dio. Come sempre don Domenico si è soffermato con ciascuno, ascoltandone le storie, quasi a confermare l’idea che il lavoro deve produrre, oltre alle merci, nuovi rapporti sociali, nuova solidarietà, nuova amicizia.

Foto di Massimo Renzi