Visita del vescovo alla Centrale del latte: «Un’azienda “geolocalizzata” che dà speranza» / LE FOTO

«Sono molto contento di essere qui, perché qui possiamo tornare a un’attività di base dell’esperienza umana: il latte».

Era un evento pianificato da tempo la visita del vescovo alla Centrale del latte di Rieti, svolta nel pomeriggio del 17 giugno. Accompagnato dal Presidente del Consiglio di Amministrazione della Clar, Marco Lorenzoni, e dai lavoratori, mons. Pompili è andato alla scoperta dell’azienda reatina, vivendo l’appuntamento con speciale soddisfazione, perché «il latte non è una materia qualsiasi: ha a che fare con le sorgenti della vita ed esige una qualità e un rispetto che chiamano in causa il territorio».

Secondo il vescovo, infatti, dietro al successo dell’azienda reatina c’è una sorta di «geolocalizzazione»: il suo mantenersi «saldamente ancorata a questo spazio fisico, perché il latte non può allontanarsi troppo da quella che è in qualche modo la sua genesi».

Un legame con il territorio da vivere con senso di responsabilità, ha detto ai lavoratori, perché il fattore è senz’altro tra le ragioni del successo della Clar. Un successo «commisurato alle nostre dimensioni, ma che va rimarcato in un momento in cui sono molti di più gli insuccessi e i fallimenti quelli che dobbiamo quotidianamente riconoscere».

L’auspicio è che la forza della Centrale del latte incoraggi il nostro territorio, depresso e sfilacciato, a sperare. «Se non ci diamo forza – ha sottolineato il vescovo – non è che arriverà da altrove. Dobbiamo in qualche modo autopromuovere la nostra capacità di resistenza e andare avanti».

Dal vescovo è arrivato quindi l’invito a ritrovarsi almeno una volta all’anno in nome del latte: «una materia da cui tutti siamo in qualche modo venuti».

Foto di Massimo Renzi.