Virgo Fidelis, mons. Pompili: «coinvolgere la comunità per non arrendersi ai dati di fatto»

«Ogni volta che si tratta di coinvolgere una comunità, occorre una visione e un incoraggiamento per non arrendersi ai dati di fatto». È guardando all’importante ruolo dei Carabinieri, rispetto alla prospettiva della ricostruzione, che ad Amatrice il vescovo Domenico ha vissuto con gli uomini dell’Arma la ricorrenza della Virgo Fidelis, loro patrona.

La cerimonia, organizzata dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Rieti, si è svolta con la celebrazione della Santa Messa officiata all’interno di una tensostruttura. Una testimonianza della vicinanza dell’Arma dei Carabinieri alle persone duramente colpite dall’evento sismico dello scorso 24 agosto.

Il vescovo si è rivolto ai militari ricordando che la fedeltà «non è conservare stancamente le cose, ma saperle orientare a partire dai mutamenti incessanti della storia». Una abilità che l’Arma dei Carabinieri ha mostrato negli anni di possedere, coniugando tradizione e innovazione. È alla luce di questo talento che si comprende il successo di opere cinematografiche divenute popolarissime, «dal Maresciallo Carotenuto, con l’indimenticabile Vittorio De Sica di “Pane, amore e fantasia”, fino al Maresciallo Rocca» per arrivare «oggi ad internet».

Ma non basta: perché se «questo mix di tradizione ed innovazione che rende l’Arma così vicina al territorio e insieme così capace di stare dentro i grandi mutamenti sociali» è grazie «all’individualità del Carabiniere». È questa che «fa la differenza»: lo si legge «nell’esaltazione quasi eroica di alcuni, ma anche la banale serialità di altri che tirano la carretta ogni giorno nei luoghi più nascosti del Belpaese».

Ciascuno è stato dunque sollecitato a «tenere insieme la tradizione di un Corpo che rassicura circa l’ordine e le moderne dinamiche per stare dentro ai nostri giorni. Ci vuole… “pane, amore e fantasia”. Il pane della legalità, l’amore per le persone, la fantasia dell’intraprendenza».

Sono gli elementi che permettono di ottenere tenere coesa la comunità, se condotti osservando «il volere di Dio e non le proprie voglie o i propri interessi».

«Ciò che lega insieme – ha spiegato infine il vescovo, prendendo spunto dal Vangelo (Mt 12, 46-50) – non sono legami di sangue, ma una superiore unità di intenti. Nel nostro Paese, specie in momenti così tragici come il terremoto, occorre ritrovare le ragioni del bene comune prima e al di là dei beni particolari. Diversamente si blocca la ricostruzione».