Covid

«Via le protezioni contro il virus? No attenti ai colpi di coda»

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, invita alla prudenza: «I dati epidemiologici non consentono di essere così entusiasti, come dimostra anche la realtà britannica»

Professor Pregliasco, è pronto a togliersi la mascherina, come fanno i francesi?
Ma anche no – replica Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Ortopedico Galeazzi (uno degli ospedali del Gruppo San Donato) –. Direi di aspettare e vedere come evolve la pandemia, che è tutt’altro che un capitolo chiuso. Anticipare la dismissione dei presìdi che ci hanno salvato dal contagio è un azzardo, anche se si tratta di una scelta più politica che tecnica e scientifica, come ben dimostra il dibattito in corso sui giornali.

Non diventerà popolare con questa dichiarazione. A lei la mascherina non dà noia?
Certo che d’estate infastidisce e vedo che alcune Regioni hanno già determinato di non usarla all’aperto, ma mi pare che gettare la mascherina oggi costituisca più una liberazione dal punto di vista psicologico, un segnale di ottimismo che fa bene solo all’umore: i dati epidemiologici non consentono di essere così entusiasti, come dimostra anche la realtà britannica.

Crede che dismettendo le mascherine il virus riprenderà forza?
Un colpo di coda me lo aspetto: più mobilità significa più contatti, più occasioni di contagio e più infetti. Inevitabile. Senza mascherina, inarrestabile.

Ci sono meno morti, il virus morde meno…
Ma ci sono ancora centomila positivi in Italia e mi riferisco solo a quelli monitorati. Se consideriamo coloro che non sono stati assoggettati al tampone sono molti di più. Diciamo il doppio.

Cosa dovremmo fare?
Sfruttare il momento di debolezza del virus per intensificare il tracciamento, altro che togliere la mascherina. Visto che siamo in tema di Europei, facciamo goal e chiudiamo la partita senza esporci al contropiede del coronavirus.

Cosa pensa delle piazze gremite di tifosi?
Tutto il male possibile. Dobbiamo mantenere il distanziamento: vedere le partite degli Europei tutti ammassati non è la strada giusta; ogni assembramento è rischioso, ancora rischioso.

Fino a quando terrebbe la mascherina?
Almeno fino a luglio. Valutando step by step, ma senza fughe in avanti che ci esporrebbero tra l’altro a ritirate affannose. È più brutto richiudere che aspettare ancora un po’ ad aprire.

Intanto ci stiamo vaccinando tutti…
La campagna vaccinale procede bene, a parte la narrazione su AstraZeneca che è passata dalla minimizzazione del rischio a turbolenze incredibili nella percezione popolare. Ma nel complesso l’operazione va avanti bene: certo, ci sono eventi avversi, ma quelli riconducibili ai vaccini sono 4 su 328 segnalazioni e su 40 milioni di vaccinati. Spero che la campagna prosegua celermente, anche perché respiro una pericolosa atmosfera di rilassatezza. Si ritiene che ci sia meno virus in giro, ma non si osservano i dati.

Sicuramente ci sono sempre più varianti. La preoccupano?
Oggi le varianti del Sars-CoV-2 sono 768 e 4 sono quelle che ci preoccupano, altre sono sotto osservazione: per fortuna i dati della vaccinazione ci dicono che i vaccini con doppia dose funzionano bene anche sulle varianti virali. Le più temibili sono la inglese, la sudafricana, la brasiliana e l’indiana che oggi si chiamano alfa, beta, gamma e lambda.

Qualcuno ritiene che i migranti siano un vettore della variante indiana.
Il virus arriva anche in business class.

da avvenire.it