Vertenze industriali, don Valerio: imprenditori, non prenditori

Il 19 novembre si è tenuto presso il Ministero dello Sviluppo Economico un incontro riguardante lo Stabilimento di Rieti della Schneider Electric Industrie Italia S.p.A. Al tavolo erano presenti la Dott.ssa Manuela Gatta del Mise, i vertici della multinazionale francese, il rappresentante di Confindustria Rieti Felice Miccadei, le organizzazioni sindacali di categoria nazionali e territoriali Fiom-Cigl, Fim-Cisl, Uil-Uil, le RSU, il sindaco di Rieti Simone Petrangeli e Don Valerio Shango, direttore dell’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro della Diocesi di Rieti.

E proprio a quest’ultimo abbiamo chiesto notizie dell’incontro: «è stato un momento molto duro e difficile da gestire» spiega il sacerdote. «La Schneider Electric, dopo aver fatto il quadro della situazione, ha confermato che ad oggi dai 181 lavoratori del 31 dicembre 2012, ne sono rimasti a Rieti solo 146. Altri per via della mobilità volontaria interna o esterna, si sono ricollocati negli altri siti Schneider. Si prevede che rimangano 101 lavoratori entro il prossimo 30 aprile nel sito di Rieti».

Nel frattempo andrà avanti il piano formativo…
Sì, e l’Advisor (la Vertus di Milano) ha concluso un giro di consultazioni proponendo la Elco Group come acquirente. Dovrebbe firmare entro fine novembre l’accordo con Scheneider per rilevare il sito di Rieti, ma ci sarebbero altre 20 altre imprese interessate al sito.

Quella di Elco non sembra una buona soluzione…
Infatti. La discussione si è bloccata quando Schneider Electric si è detta disposta ad investire 2 milioni di euro all’anno nell’operazione. Una proposta respinta perché secondo le controparti non garantisce un piano industriale credibile. Ma soprattutto i sindacati sono rimasti freddi davanti alla proposta di Vertus: si tratterebbe infatti di affidarsi al Ceo di Elco, Carlo Guidetti, lo stesso con cui è stata gestita la vertenza Ritel, oggi ferma su un binario morto. Rieti ha bisogno di un imprenditore serio, e non di un prenditore di soldi che prima o poi scappa lasciando i lavoratori nella miseria.

Come se ne esce?
Certamente è necessaria l’assunzione dei 101 dipendenti non altrimenti collocabili. Questa è la condizione da porre a qualunque società subentrante. Da parte sua Schneider deve incrementare il proprio sforzo finanziario nella fase di accompagnamento di questo processo di re-industrializzazione, ed assicurare un minimo di 5 anni di presenza nel territorio prima di una sua uscita definitiva. Sarebbe un tempo ragionevole per permettere finalmente al nuovo acquirente di impostare a «lunga scadenza» il proprio impegno imprenditoriale su Rieti.

Il tema del lavoro rimane al centro di discorso sulla città…
Il lavoro non è un’elemosina. Tanto più crescerà la disoccupazione in questa nostra città, tanto maggiore la povertà crescerà, forse in modo esponenziale.

Qual è l’impegno della Chiesa?
La Chiesa nell’azione materiale è inevitabilmente debole. Ma come Ufficio continueremo ribadire la nostra vicinanza ai lavoratori in spirito di solidarietà. Non pensiamo al mondo degli operai, dei lavoratori, come a qualcosa di separato dalla Chiesa. Viviamo ogni fatto accaduto nella vita di queste persone come fosse capitato a noi. E con questo spirito ci rivolgiamo al Governo sperando faccia la propria parte a tutela del futuro stesso della nostra città, straziata dai morsi di questa crisi economica e industriale.

Qual è il prossimo passo?
Il prossimo incontro è previsto nei primi giorni di dicembre. La data è la più vicina possibile perché i lavoratori sono giustamente esasperati. Non possono rimanere nel dubbio sul proprio futuro: la legge Fornero li costringe a scelte precise entro il 31 dicembre prossimo.

Lo stesso giorno al Ministero si è lavorato anche per Solsonica…
Sì, le due vertenze lo stesso pomeriggio: una cosa insostenibile! A loro ovviamente rivolgo gli stessi pensieri di vicinanza. Ma l’Ufficio Diocesano per il Lavoro continua a seguire anche tutte le altre situazioni, compresa quella dell’ex Ritel e la vicenda dei lavoratori dell’Enterprise. Siamo chiamati tutti a lavorare “insieme”, in sinergia, prendendo anche spunto dal coraggio dei Lavoratori Thyssen Krupp di Terni. Da questo punto di vista è stato commovente osservare i lavoratori, dopo essersi persi di vista per qualche tempo, scambiarsi pensieri e speranze in un momento così difficile. Una fase – non ci stancheremo di sottolinearlo – che vede coinvolti anche i commercianti e le aziende più piccole. Pare quasi che tutto stia chiudendo. Per questo continuiamo ad insistere: è necessario che anche dal fronte dei finanziamenti pubblici si faccia presto. Sarebbe una boccata di ossigeno perché permetterebbe a tantissime imprese di riorganizzarsi o di valutare un nuovo inizio nella nostra città.