Verso il voto col desiderio del bene

Compagnia delle opere: il Paese ha le risorse per crescere. No all’antipolitica.

“Riprendere con vigore un cammino di costruzione e di bene”, rifiutando l’antipolitica, come pure una politica autoreferenziale, “non radicata nella società”. Questa l’indicazione che, in vista delle elezioni politiche e amministrative di febbraio, offre la Compagnia delle opere (Cdo) nel documento “Un bene per l’Italia e per l’Europa”.

Una grande sfida.

L’associazione non fa mistero del “momento di grave crisi culturale, sociale ed economica”, ma chiede di affrontare “con verità e serietà la situazione politico-economica”, sapendo che “la sfida è grande, soprattutto sul fronte del lavoro, ma può trasformarsi in un’occasione” di ripresa, poiché “il popolo italiano ha il desiderio, le capacità e le risorse” necessarie. Alcuni esempi? “Ogni giorno – riporta il documento – vediamo persone, imprese e opere sociali affrontare le più diverse situazioni per renderle più consone alle esigenze di una convivenza veramente umana. Vediamo famiglie che cercano di accompagnare i loro figli nella scoperta di sé e del mondo in mezzo a tante difficoltà; imprenditori che non si rassegnano ai problemi che minacciano il loro sviluppo, ma cercano d’innovare per affrontarli; tante iniziative personali e associative che aiutano i giovani nell’approccio al mondo del lavoro; opere che continuano a rispondere ai bisogni nonostante le risorse siano sempre più limitate; insegnanti che, pur schiacciati dai limiti di un sistema scolastico burocratizzato, educano con passione e apertura”. Esperienze, queste, che “dimostrano come la libertà e la responsabilità della persona siano le fondamenta di una socialità capace di educare e formare professionalmente, di lavorare per creare condizioni di vita più favorevoli e di aiutare chi è in difficoltà”. “Sostenere la crescita di una tale socialità – afferma la nota – è il primo ed essenziale contributo che la Compagnia delle opere dà insieme a tante altre iniziative e associazioni”.

Famiglia, istruzione e apprendistato.

Precisando che la Cdo “non partecipa a una militanza partitica” e auspicando nel prossimo Parlamento “la convergenza di uomini e donne presenti in ogni schieramento capaci di affrontare i problemi presenti con la massima lealtà e trasparenza”, il documento indica tra questi la realizzazione di “un federalismo in grado di responsabilizzare realmente le Regioni”, l’orizzonte europeo senza il quale “l’Italia è destinata a emarginarsi” e una “riforma elettorale che restituisca al popolo il potere di scelta”. Tra le linee d’impegno prioritarie, in base all’esperienza maturata dall’associazione, viene indicata una politica per la famiglia che preveda “una sensibile riduzione della pressione fiscale e misure più efficaci per armonizzare vita familiare e lavoro”; una “riforma complessiva” del sistema scolastico “basata sul merito e su una crescente autonomia di tutti i centri scolastici”, investendo sulla formazione professionale e sostenendo l’apprendistato “come percorso privilegiato per l’introduzione nel mondo del lavoro, recuperando e valorizzando la dignità del lavoro manuale”. Promuovendo altresì “una sana competizione tra gli atenei, per cui possa emergere chi dà buona didattica e buona ricerca”.

Imprenditorialità e non profit.

Per “garantire la crescita economica e occupazionale”, secondo la Cdo occorre rafforzare la “produttività” e la “capacità d’innovazione” delle imprese italiane, che vanno sostenute attraverso “la semplificazione burocratica e l’abbassamento reale del carico fiscale”, ricreando “un rapporto virtuoso tra banche e imprese” e procedendo con coraggio per “assicurare una maggiore flessibilità in entrata” nel mercato del lavoro. Il documento rimarca la necessità di una “riduzione sostanziale della spesa pubblica” e di una “lotta all’evasione fiscale” da perseguire, tuttavia, “senza esagerazioni nelle modalità di controllo”, denunciando d’altra parte “l’intollerabile scandalo del debito della pubblica amministrazione verso le imprese”. Sul piano del welfare, infine, mentre quello pubblico “è in crisi profonda”, “viene riconosciuto l’essenziale contributo” del non profit. A livello legislativo, perciò, è ora di “riconoscere il principio di sussidiarietà” e “sarà indispensabile un riordino della normativa, volto a semplificare, dare chiarezza e superare la dicotomia pubblico/privato per permettere alle realtà del terzo settore di concorrere con norme chiare e trasparenti al bene comune”.