Verso Firenze 2015 / Mons. Pompili: le “vie” non sono imperativi ma processi che dobbiamo avviare

Le vie del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze sono distinte da cinque verbi: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. «In italiano suonano come degli imperativi, come dei precetti. In realtà sono dei processi che dobbiamo avviare. Ad esempio quello di una vicinanza alla condizione di chi si ritrova in condizione di povertà estrema: non solo materiale, ma anche psicologica».

A spiegarlo è stato il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, dalla trasmissione televisiva “A sua immagine”, andata in onda ieri mattina su Rai 1.

«La Chiesa sente la necessità di stare accanto a persone che rischiano di “cappottarsi”, di perdere la bussola» ha aggiunto il vescovo. «Questo significa “uscire”: non accontentarsi semplicemente di gestire quella che è la vita interna della Chiesa, ma intercettare le fragilità. Papa Francesco sicuramente ha avuto un effetto dirompente nella percezione della Chiesa italiana rispetto a questo. Il suo magistero, ma ancor prima quello che fa, parlano di questa concretezza».

«Direi – ha proseguito don Domenico – che il convegno di Firenze, proprio grazie all’“effetto Francesco”, nasce con uno sguardo rovesciato: siamo passati dal guardare dall’alto in basso al guardare dal basso verso l’alto. Siamo passati da analisi sociologiche a testimonianze. Siamo passati da report scientifici a proposte di prassi buone».

Infatti la gran parte dei giorni a Firenze sarà dedicata all’ascolto delle persone che vivono sul territorio diverse forme di vicinanza della Chiesa, e che traducono in concreto cosa significa un umanesimo in Gesù Cristo, «traendolo dalla nebbia di un astrattezza puramente concettuale e rendendolo aderente ad un vissuto di cui le persone si rendono conto tangibilmente».