Ospite dell'anima / Seconda meditazione sulla sequenza di Pentecoste

Veni Sancte Spiritus, un inno allo Spirito di suggestiva bellezza

Già da quattro secoli, ed esattamente dal IX secolo, i cristiani, ad opera forse di Rabano Mauro o di qualche ignoto poeta di epoca di poco posteriore, possedevano nel Veni Creator un inno allo Spirito di suggestiva bellezza, quando l’innodia liturgica e la devozione alla Terza Persona della Santissima Trinità, nella Chiesa occidentale, si arricchirono di una nuova gemma: il Veni Sancte Spiritus

Già da quattro secoli, ed esattamente dal IX secolo, i cristiani, ad opera forse di Rabano Mauro o di qualche ignoto poeta di epoca di poco posteriore, possedevano nel Veni Creator un inno allo Spirito di suggestiva bellezza, quando l’innodia liturgica e la devozione alla Terza Persona della Santissima Trinità, nella Chiesa occidentale, si arricchirono di una nuova gemma: il Veni Sancte Spiritus.

È un inno del XIII secolo, il tempo di san Francesco, e fu divulgato per opera dei monaci Cistercensi. L’incertezza dell’autore, che oscilla comunque fra due soli veramente probabili nomi: quello di Lotario dei conti di Segni e quello di Stefano Langton, dovrebbe risolversi in modo più persuasivo in favore di quest’ultimo. Si tratta tuttavia di due personalità di statura eccezionale.

Lotario, nato nel 1161 a Segni nel Lazio, studente a Bologna e a Parigi, cardinale a 27 anni, papa a 37 nel 1198 con il nome di Innocenzo III, fu colui che approvò a voce la prima regola francescana. La Regola bollata invece, scritta a Fontecolombo nel 1223, fu approvata dal successore Onorio III, lo stesso papa che il 9 settembre 1225 celebrò il rito della dedicazione della nostra chiesa cattedrale, nella quale ci ritroveremo sabato 8 giugno alle ore 21, per la Veglia di Pentecoste.

Stefano Langton: nato in Inghilterra nel 1150, studente a Parigi negli stessi anni in cui vi si trovava Lotario, già nel 1180 dottore in teologia, cardinale nel 1206, eletto arcivescovo di Canterbury nel 1207; vissuto, perché impedito dal re di Inghilterra a entrare in sede, dal 1207 al 1212 presso i monaci cistercensi a Pontigny «ubi multa scripsit», dove ha scritto molte cose; quindi sulla cattedra di Anselmo d’Aosta e di Tommaso Becket fino all’anno della morte (1228, anno della canonizzazione di san Francesco).

Due personalità dominanti, quindi, e due culture notevolissime, e del resto non dissimili. Si tratta in sostanza della cultura che a Parigi aveva professato Pietro Cantore nel suo insegnamento, che risale al 1170, negli anni dunque della formazione di Lotario e Stefano, una cultura aperta ai problemi pratici della vita quotidiana, e non insensibile al fascino della letteratura. Piace pensare che la splendida sequenza dello Spirito Santo sia da attribuire all’uno o all’altro di questi due uomini forti nell’agire e forti nel sapere, nei quali, insomma, appare chiaramente stampata l’orma dello Spirito creatore.

Prega spesso la sequenza di Pentecoste e dì allo Spirito Consolatore: «Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni, luce dei cuori».