Venezuela: appello dei vescovi a Maduro, “mancano farmaci e libertà, il popolo soffre”

Tre appelli al presidente del Venezuela Nicolás Maduro per superare la grave crisi alimentare, sanitaria e socio-politica che sta vivendo il Paese: permettere l’ingresso di farmaci da Paesi stranieri, aprire il confine tra Colombia e Venezuela e liberare i prigionieri politici nelle carceri. Sono queste le priorità espresse in un lungo documento in 17 punti della Conferenza episcopale del Venezuela intitolato “El Señor ama el que busca la justicia” (Prov. 15, 9) (qui il testo integrale), reso noto ieri pomeriggio a conclusione dell’assemblea ordinaria che si è svolta a Caracas. “Siamo sull’orlo di una crisi di sicurezza alimentare e sanitaria, con conseguenze sociali”. La crescita del potere militare è una minaccia per la tranquillità e la pace”, osservano, segnalando anche la crescente violenza e insicurezza ovunque. Secondo i vescovi “la crisi morale è peggiore della crisi economica e politica, perché colpisce l’intera popolazione nelle norme di comportamento. La verità lascia il posto alla menzogna, la trasparenza alla corruzione, il dialogo all’intolleranza e la convivenza all’anarchia”. “Il discorso bellicista e aggressivo dei dirigenti ufficiali – dichiarano – rende sempre più difficile la vita di ogni giorno. La predica costante dell’odio, la criminalizzazione e la punizione di ogni dissidenza colpiscono le famiglie e i rapporti sociali”. Tra le priorità indicate dai vescovi: “il governo permetta l’ingresso delle medicine nel Paese” vista la grave mancanza. La Chiesa si mette a disposizione per la raccolta e la distribuzione, non sarà una “soluzione definitiva, ma è un aiuto significativo”. E’ inoltre necessario “aprire definitivamente il confine colombiano-venezuelano” per  “rifornirsi di cibo, medicine e altri beni” come accaduto lo scorso 10 luglio: “il passaggio di migliaia di cittadini nel Paese vicino è la prova della crisi”. Inoltre “aumenta il numero di cittadini venezuelani tenuti nelle carceri, ingiustamente privati della libertà, molti di loro per motivi politici – denunciano  -. La stragrande maggioranza è in condizioni disumane e senza un giusto processo. Queste persone sono innocenti e devono essere rimesse in libertà, o almeno processate, come stabilito dal codice di procedura penale”.