Venerdì Cinema Underground: “Il Passato” di Asghar Farhad

Ultimo appuntamento con la rassegna Venerdì Cinema dell’Underground alle 21.30 c/o la Sala Congressi dell’Hotel Serena, il 16 Maggio con il bellissimo film di Asghar Farhadi “Il Passato”

Trama: Parigi. L’iraniano Ahmad e la francese Marie sono separati da quattro anni e lui nel frattempo è tornato a Teheran. Per espletare le formalità del loro divorzio, l’uomo torna nella capitale francese; ben presto, però, si rende conto che i rapporti tra Marie e la figlia Lucie sono piuttosto conflittuali. Ahmad cercherà di migliorare la situazione, ma nel frattempo un segreto verrà svelato…

Un uomo arriva all’aeroporto di Parigi. Una donna lo attende. I due si vedono e tentano di comunicare attraverso una vetrata che però impedisce loro di sentirsi. È un inizio perfetto, e al tempo stesso è forse l’unico momento di ‘Il passato’ in cui la sottolineatura simbolica diventa lievemente didascalica. La verità è che il cinema di Asghar Farhadi non funziona con i silenzi: la parola è fondamentale, i dialoghi sono fluviali e al tempo stesso avvincenti. Nessuno, nel cinema del XXI secolo, scrive dialoghi migliori di quelli di Farhadi. I suoi film funzionerebbero anche alla radio. Eppure sono cinema allo stato puro. Quasi un miracolo. (…) ‘Il passato’ può sembrare un dramma psicologico che mette a confronto varie idee (forse incompatibili) di amore e di famiglia. Ma il film ha almeno un livello di lettura ulteriore: per noi europei, è come osservare la nostra struttura sociale e i nostri meccanismi relazionali stando dall’altra parte dello specchio. Il punto di vista è sempre e soltanto quello di Ahmad: un uomo che viene dall’Iran dopo esser vissuto in Occidente, e che tornando in quel medesimo Occidente lo osserva con uno sguardo in parte alieno, in parte complice e competente. Già così, ‘Il passato’ sarebbe un film di straordinario interesse culturale e sociologico. In più, c’è la scrittura: come sa benissimo chi ha visto ‘A proposito di Elly’ e il successivo ‘Una separazione’ (vincitore dell’Oscar), Farhadi costruisce i film meravigliosamente, calando in ogni dialogo informazioni che portano avanti la trama e piccoli misteri che creano una suspence psicologica degna di Hitchcock. Infine gli attori, tutti stupendi: Ali Mossafa, Bérénice Béjo, Tahar Rahim e il solito, bravissimo Babak Karimi che, vivendo in Italia, è anche il curatore del doppiaggio nella nostra lingua. In due parole: grande film. Altre due parole: da vedere. (Albereto Crespi, ‘L’Unità’, 21 novembre 2013)