Veglia di preghiera per il mondo del lavoro. Il vescovo: «non il “mio pane”, ma il “pane nostro”»

Si è svolta nel tardo pomeriggio di ieri, nella sala delle colonne del chiostro di Sant'Agostino, una veglia di preghiera presieduta da don Valerio Shango, direttore dell'Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro, con la partecipazione del diacono Arnaldo Proietti, direttore dell'Ufficio Migrantes.

Si è svolta nel tardo pomeriggio di ieri, nella sala delle colonne del chiostro di Sant’Agostino, una veglia di preghiera presieduta da don Valerio Shango, direttore dell’Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro. Una iniziativa pensata in vista del primo maggio, festa dei lavoratori, che ha compreso la consegna ai presenti di un messaggio scritto per l’occasione dal vescovo Domenico.

Pur riconoscendo la dimensione e la complessità dei problemi attuali, da mons Pompili arriva l’invito a non scoraggiarsi e, soprattutto, a evitare «una chiusura verso gli altri» mossa dalla «difesa degli interessi personali o di gruppo». Secondo il vescovo, infatti, è invece necessario «rinnovare l’impegno nell’affrontare la situazione uniti per il bene comune». Le difficoltà, infatti, riguardano tutti: «le famiglie con figli disoccupati, chi ha perso o non trova il lavoro, le imprese, gli artigiani, i commercianti che faticano ad andare avanti». Una situazione in cui i singoli e le organizzazioni di categoria sono chiamati a sentire «le difficoltà e le sofferenze degli altri come “propri”, facendo leva sulla comune appartenenza allo stesso territorio».

«L’uomo riuscito – spiega don Domenico – non è chi pensa agli affari suoi, ma chi riconosce il molto ricevuto dagli altri e il dono della collaborazione. È per questa via che il cammino comune diventa più umano, in particolare per i più deboli e indifesi. Ognuno è tenuto a contribuire all’edificazione del bene comune, alla crescita in umanità della società nel suo insieme e nei singoli settori. Per uscire dalla crisi, è necessaria anche la sinergia e la collaborazione di tutte le istituzioni. Nonostante la crisi, le opportunità non mancano: perfino il terremoto, con il suo carico di morte e dolore, ha aperto nuove possibilità per lo sviluppo, a partire dalle infrastrutture, condizione indispensabile per la crescita del territorio».

«Il bene comune – conclude il vescovo – è l’insieme di quelle condizioni che permettono a ogni persona di raggiungere una autentica crescita umana non solo nel rispetto degli altri, ma nella solidarietà con tutti; non ricercando soltanto il “mio pane”, ma il “pane nostro”, il pane che sazia la fame di vita, di dignità, di felicità e di partecipazione propri di ogni cuore umano».