Veglia di preghiera ad Amatrice. 239 rintocchi per le vittime

Si è aperta con la lettura delle loro tracce biografiche, raccolte da Sabrina Vecchi su incarico della diocesi di Rieti, la veglia ad Amatrice in memoria dei caduti in seguito al terremoto dello scorso 24 agosto. A un anno dai tragici eventi, l’emozione ha fatto ancora tremare la voce dei lettori e la commozione ha attraversato i tanti che si sono ritrovati sotto la tenda del campo sportivo.
Un sentimento naturale, perché la Spoon River amatriciana rievoca un mondo di affetti, di relazioni, di contatti interrotti bruscamente, ma non distrutti. “Non c’è nulla di più tenace dell’amore che mai cede alla smemoratezza” aveva detto sei mesi fa il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, in occasione della presentazione del volume. Un’intuizione confermata all’una e mezza di notte del 24 agosto di quest’anno, in attesa di avvicinarsi alle 3.36 con la breve fiaccolata che ha fatto seguito alle letture. Un migliaio di candele hanno silenziosamente illuminato il cammino verso il monumento memoriale del parco Padre Minozzi, presso il quale mons. Pompili, ha presieduto la liturgia della parola.

Una celebrazione sobria e allo stesso tempo intensa, che ha visto la popolazione unita, stretta in un fraterno abbraccio, mentre la campana del paese ripeteva per 239 volte il suo rintocco. Tanti sono i caduti ad Amatrice, e la cifra è stata riportata sul nuovo monumento in memoria, scoperto un attimo prima che il vescovo, sotto il cielo stellato, chiudesse la liturgia augurando a tutti la buonanotte.