Veglia del Primo Maggio: l’autonomia dei mercati nega la tutela del bene comune

Si è tenuta nella serata del 30 aprile presso l’oratorio di San Pietro Martire una veglia di preghiera sul tema “Nella speranza, la dignità del pane”. organizzata dall’Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro in vista del Primo maggio. Un modo per stringere le fila delle realtà in crisi sul territorio, ma senza escludere dallo sguardo altri drammi del nostro tempo, cui hanno partecipato lavoratori, sindacati, rappresentanti istituzionali e componenti delle realtà ecclesiali.

L’iniziativa ha visto anche la lettura di preziosi frammenti dai documenti rivolti dai Papi dalle tematiche del lavoro e dei problemi sociali. Qui riportiamo il passo dall’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco (55, 56).

«Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predominio su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!

Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Ezechiele 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Percio negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto.

A tutto ciò si aggiunge una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dell’avere non conosce limiti. In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta».